Per i giudici di Venezia il fatto non sussiste. In primo grado, davanti al tribunale di Rovigo il 31 marzo 2014 , Tatò e Scaroni erano stati condannati a tre anni di reclusione, mentre Conti era stato assolto perché il fatto non costituisce reato
“Il fatto non sussiste”. Sono stati assolti dalla corte d’appello di Venezia gli ex amministratori di Enel Franco Tatò, Paolo Scaroni e Fulvio Conti. Erano accusati di presunto pericolo di disastro ambientale derivante dalle emissioni della centrale termoelettrica di Porto Tolle, sul delta del Po.
In primo grado, davanti al tribunale di Rovigo il 31 marzo 2014 , Tatò e Scaroni erano stati condannati a tre anni di reclusione, mentre Conti era stato assolto perché il fatto non costituisce reato. La corte ha inoltre revocato tutti i risarcimenti alle parti che erano stati stabiliti dal tribunale rodigino. In particolare, i giudici con la sentenza di condanna per i due ex ad Di Enel – Tatò dal 1996 al 2002 e Scaroni, suo successore, dal 2002 al 2005 – avevano stabilito una provvisionale complessiva di 430mila euro suddivisi tra le parti civili (Ministeri dell’ambiente e della salute, provincia di Rovigo, alcuni comuni polesani, associazioni come Legambiente, Italia Nostra, Greenpeace e Wwf).
La sentenza, emessa nel pomeriggio, di fatto rigetta le richieste presentate dalla procura rodigina e dalla parti civili che chiedevano il riconoscimento del titolo di reato riconducibile alla consumazione del disastro ambientale e non al solo pericolo come deciso dai giudici del tribunale, accogliendo invece le richieste delle difese che chiedevano l’assoluzione con formula piena da tutti i resti degli ex vertici di Enel. “Siamo molto soddisfatti – ha detto oggi il legale di Scaroni, l’avvocato Enrico De Castiglione – dell’esito del processo d’appello. Non abbiamo mai avuto dubbi sulla correttezza dell’operato del dott. Scaroni ed eravamo fiduciosi che questa sarebbe stata riconosciuta”.
Il ricorso in appello, oltre che dall’accusa, era stato subito annunciato dopo il pronunciamento di primo grado dgli stessi Scaroni e Tatò, dopo un dibattimento segnato da perizie e controperizie sui presunti pericoli per l’ambiente derivanti dalle emissioni e presunte omesse cautele nella gestione della centrale. Scaroni aveva ribadito la sua completa estraneità alla vicenda, indicando che “la centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore anche all’epoca dei fatti”; mentre il secondo aveva parlato di “una sentenza assurda, che scuote la mia teutonica fiducia nella giustizia. Sono certo che chi gestiva la centrale quindici anni fa ha sempre rispettato le norme”.