Altri quattro mesi nel carcere di Fort Leavenworth e poi il 17 maggio Chelsea Manning sarà finalmente libera. Il presidente Obama ha deciso di commutare la pena detentiva dell’analista di intelligence che sarebbe dovuta terminare nel 2045. Ha già trascorso sette anni in carcere, subendo una detenzione difficilissima e disumana. Spesso costretta all’isolamento. Due volte ha anche tentato il suicidio. La sua condanna a 35 anni di carcere per la diffusione di informazioni è considerata tra le più severe mai imposte negli Stati Uniti. Senza precedenti storici.
Manning fu arrestata nel 2010 per aver passato a Wikileaks documenti riservati riguardanti l’attività militare americana in Afghanistan e in Iraq e le attività diplomatiche in tutto il mondo. Documenti scaricati da un computer a cui riuscì ad accedere durante la sua missione in Iraq come analista di intelligence. In quel periodo era ancora conosciuta con il nome di Bradley Manning, che cambiò successivamente alla sua condanna annunciando di essere transgender.
Andò in Iraq come volontaria credendo a quanto il governo americano diceva di fare in quel Paese. Quando arrivò lì si accorse che la realtà era ben diversa, che il governo e le forze militari stavano mentendo agli americani e per questo decise di rivelare al mondo le atrocità dell’Iraq.
Virale fu il video “Collateral murder” che l’analista fornì a Wikileaks dove si mostrava l’attacco di due elicotteri americani a Baghdad nel 2007 in cui vennero uccisi dei civili, tra cui bambini e due giornalisti della Reuters. Molte furono le prove che i civili rimasti uccisi in Iraq erano nettamente superiori alle stime ufficiali. Alcuni documenti mostravano anche gli abusi nei confronti dei detenuti da parte dei militari.
Nel materiale passato a Wikileaks, erano presenti anche 250.000 dispacci diplomatici delle ambasciate americane dalle quali emersero conversazioni e piani segreti (il Cablegate); e poi fascicoli dei detenuti imprigionati a Guantanamo Bay, a Cuba, senza un processo (Gitmo Files); documenti sulla guerra in Afghanistan (Afghanistan War logs) e molto altro. Manning ha voluto rendere pubbliche alcune informazioni spinta dalla speranza che la loro diffusione avrebbe potuto “sollevare in tutto il mondo discussioni, dibattiti e riforme”.
Alfred de Zayas, esperto delle Nazioni Unite per la promozione di un ordine internazionale democratico ed equo, ha lanciato un invito a tutti i governi a proteggere gli informatori: “Accolgo con favore la commutazione della pena di Chelsea Manning e la sua prossima uscita a maggio. Ci sono, tuttavia, molti informatori che hanno sposato la causa dei diritti umani e che sono ancora in carcere in molti paesi in tutto il mondo. È il momento di riconoscere il contributo degli informatori per la democrazia e lo Stato di diritto e smetterla di perseguitarli”. Ha poi chiesto il perdono per gli informatori come Assange, Snowden, Antoine Deltour e Raffaello Halet che hanno rivelato lo scandalo fiscale a Lussemburgo (LuxLeaks), e il leaker della corruzione fiscale Rafi Rotem, perché “hanno agito in buona fede dando senso all’articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e sulla libertà d’espressione”. L’anno scorso de Zayas propose anche una carta dei diritti dei whistleblower per garantire loro protezione.
La commutazione della pena a Chelsea Manning è una buona notizia. Il forte sostegno in rete, gli appelli di tanti personaggi famosi, le campagne per la raccolta fondi per la sua difesa legale e gli abbracci virtuali inviati su Twitter in suo sostegno (#hugsforchelsea) hanno aiutato ad arrivare a questa vittoria. Inoltre Chelsea è diventata anche un potente riferimento per le persone transgender.
RT seanonolennon: #HugsForChelsea pic.twitter.com/y1Y9gWK4tD #moneymaker
— Freedom Fever (@Freedom_Fever75) 18 gennaio 2017
Il contributo che gli informatori, i whistleblower, danno alla nostra conoscenza dei fatti deve essere incoraggiato non oppresso. La divulgazione di informazioni di interesse pubblico senza che queste causino danni a terzi deve essere difesa.