Devo scusarmi per il mio silenzio di questi mesi. Non mi sono preso una vacanza. Ho cercato di riflettere dopo le continue polemiche sullo stato del mercato del lavoro italiano. Chi aveva ragione? Chi sostiene che tutto vada a gonfie vele o chi, invece, enfatizza gli aspetti negativi dell’abuso dei voucher e la sostanziale stabilità del tasso di occupazione? Alla fine ho capito che era una polemica inutile: mi capitava sempre più spesso di conoscere persone che – al di là di quello che dicevano i dati – avevano bisogno di una mano concreta ed in tempi rapidi. Per loro il fatto che l’Istat comunicasse un saldo positivo tra rapporti cessati e nuovi rapporti di lavoro era un dato irrilevante, avevano bisogno di soluzioni concrete.
Non potevo stare fermo! I miei maestri mi hanno raccomandato di compensare il privilegio ricevuto per la fortuna di svolgere la professione sognata aiutando le persone in difficoltà e per la sola soddisfazione di dare un fattivo supporto a chi è debole e bisognoso di aiuto (la cosiddetta attività pro bono). E’ una dimensione sociale non esclusiva mia, ma tipica di tutti gli avvocati ed i professionisti.
Insieme ad un gruppo di amici ho iniziato a pensare a come potessimo fare per queste persone che si aspettavano una risposta concreta. Un suggerimento ci è venuto direttamente da loro: spesso ci esponevano una loro voglia di realizzare il sogno di mettersi in proprio. L’idea è stata, quindi, quella di creare uno sportello di supporto per l’avvio di progetti di autoimprenditorialità: in questo modo avremmo potuto fornire adeguati strumenti ai lavoratori in transizione per renderli consapevoli dei vantaggi e dei pericoli della loro scelta.
Questo il percorso individuato (ovviamente si capisce che l’apporto principale non è mio, ma di chi sa di processi e di flussi):
Il luogo costituiva un punto nodale: doveva essere rassicurante e dare immediata garanzia sul fatto che il gruppo si metteva a disposizione in modo serio e gratuito. Ovviamente questo escludeva la possibilità di utilizzare gli abituali luoghi di lavoro dei membri del gruppo. Ci siamo rivolti a quelli che pensavamo fossero i soggetti più interessati ad un progetto di questo genere: i partiti, che avrebbero così potuto dimostrare la loro presenza fattiva sul territorio.
Le risposte che abbiamo avuto sono state tutte negative e sorprendenti. Addirittura il segretario provinciale di un importante partito ci ha risposto che “il partito fa politica, ma non dà servizi”, come se aiutare in modo concreto e disinteressato la gente in difficoltà che opera nel proprio bacino elettorale fosse una cosa diversa dal fare politica! Eravamo delusi e depressi, finché non abbiamo avuto la fortuna di incontrare una fondazione dove operano persone straordinarie che ogni giorno danno quell’aiuto concreto e gratuito che per un partito sembra essere una cosa di basso profilo e non aulico come il “fare politica”.
In questo modo non solo abbiamo individuato degli spazi accoglienti dove ricevere le persone e studiare insieme a loro il progetto imprenditoriale, ma abbiamo ottenuto anche il fondamentale aiuto dei volontari della fondazione (persone di straordinario valore umano e professionale) per trovare dei finanziamenti per la fase di start-up.
Il progetto è così diventato realtà: tutti insieme accogliamo il lavoratore in transizione, elaboriamo un business plan ed una presentazione dell’idea con indagini di mercato, chiedendo al futuro imprenditore di raccogliere tutti i dati. In questo modo la persona viene responsabilizzata: capisce e corregge i difetti del progetto iniziale; acquisisce una chiara consapevolezza dell’importanza della programmazione e del controllo dei costi; capisce che i prezzi dei prodotti sono il risultato di una precisa operazione matematica e gli è chiaro che gli obbiettivi di fatturato vanno rispettati.
Una volta superata la fase di costruzione del progetto si verifica la possibilità di far ottenere un finanziamento e si accompagna il futuro imprenditore in banca. Così abbiamo fatto ed alcune prime realtà sono nate. E’ una grande soddisfazione alla faccia di chi “fa politica e non servizi”.