Se mi chiedessero di definirlo con un solo aggettivo, non avrei dubbi: pirandelliano. Potrebbe essere fiero di questi siciliani, Pirandello.
Salvo e Valentino (in arte Ficarra e Picone) scrivono e interpretano la nostra realtà da anni, con eleganza, ironia e stile. Senza mai cadere nello squallore da parolaccia gratuita, scoreggietta o ammiccamento sessuale per strappare una risata, ci fanno innamorare della realtà. Ci fanno riflettere e soffermare sulla nostra natura.
Ed ogni volta il responso ci manda un messaggio lapalissiano: l’accidia regna sovrana. Ma bada, quando dico la nostra realtà, parlo di tutta l’Italia e, probabilmente, L’ora legale (al cinema da oggi) descrive gran parte delle attitudini dell’Occidente “civilizzato”. La domanda è: ma la vogliamo vivere davvero una società che rispetti regole di comune convivenza e frenare il baratro verso cui tendiamo?
L’assurdo, il paradosso e l’ambiguo frullati con maestria di chi conosce i tempi comici per sdrammatizzare dietro un sorriso incontenibile che ti lascia un continuo pensiero. Questa è la domanda assillante: “E se fossi io?”. Già, perché siamo come i gobbi dei proverbi siciliani, guardiamo giudicando la gobba degli altri e non ci accorgiamo della nostra. E pare che Seneca stesso esprimesse lo stesso concetto. E quando ci troviamo nella condizione di avere l’occasione di correggere i nostri difetti? Quando possiamo scegliere ciò che riteniamo oggettivamente giusto e migliore per noi e per chi ci sta intorno, per i nostri figli ma, se dovessimo rinunciare a dei privilegi eticamente scorretti, sapremmo agire nel modo giusto?
Ho letto: “Non si può cambiare una persona che non vede un problema nelle proprie azioni!”. Eppure la cosa più grave è che noi li vediamo i problemi. E quindi?
L’ora legale è un susseguirsi di divertenti colpi di scena, battute ciniche intelligentemente alternate a gag esilaranti per più della metà della pellicola, poi veniamo sbattuti al muro da riflessioni agrodolci, a volte amare ma sempre sorprendentemente mixate con verve goliardica.
Ma ce lo chiediamo ancora, dopo 10 secondi in cui ridiamo. Sapremmo rinunciare ai favori della politica? Rinunceremmo a una raccomandazione facile? Eviteremmo di parcheggiare in doppia fila, rispetteremmo l’ambiente?… e i ragionamenti sono molto più profondi e arguti delle evidenti dinamiche quotidiane che ci accompagnano a una prima lettura, perché l’analisi viaggia a più livelli e scava nel nostro essere assuefatti all’abominio in cui siamo immersi, una zona di comfort dalla quale immaginiamo, creiamo ipotesi visionarie di voler uscire ma, in realtà, è il fango in cui i maiali sguazzano felicemente.
Un cast di eccellenze siciliane, da Paride Benassai a Marcello Mordino, Leo Gullotta, Sergio Friscia, Vincenzo Amato, Antonio Catania, Mary Cipolla, al volto cult di Tony Sperandeo (che, per i più fanatici di certe pietre miliari come Mary per sempre, è nuovamente in una pellicola con) Francesco Benigno, accompagna il duo. E ancora la carinissima e brava Eleonora De Luca, l’incantevole Alessia D’anna, la – simpaticamente – severa Ersilia Lombardo e Gaetano Bruno, Ottavio Amato e nuovi volti per il cinema tra cui lo speaker Beppe Palmigiano e Alessandro Amato.
Ficarra e Picone, che in primis hanno curato soggetto e sceneggiatura del film (con Edoardo De Angelis e Fabrizio Testini), anche questa volta ne sono ovviamente attori protagonisti e registi. In questo senso però, rispetto a titoli precedenti, sottolineerei una coralità inaspettata. La coppia di comici, infatti, fa un passo indietro per orchestrare le dinamiche e dare più spazio anche alle storie interpretate dagli altri. Un appunto tecnico di apprezzamento ulteriore è relativo alla fotografia e alla color correction che ho goduto particolarmente.
Insomma, il tempo di un film come L’ora legale è sanamente ben speso e lascia, in un’epoca come quella attuale, un sapore amaro prezioso. Perché amaro? Perché prezioso? Andate a vedere il film subito e sono certo che apprezzerete e comprenderete abbondantemente. Buona visione!