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Turchia, giuristi contro Erdogan. Così magistrati e avvocati tentano di rispondere alla repressione

Ho partecipato sabato 14 e domenica 15 gennaio ad Ankara a un’importante conferenza di giuristi contro la repressione organizzata da parte del governo di Erdogan. Repressione che ha raggiunto un’intensità davvero impressionante specie dopo il tentativo fallito di golpe del 15 luglio scorso, episodio oltremodo oscuro, che ha comunque fornito al sultano l’alibi per infierire ulteriormente su ogni tipo di opposizione.

La Conferenza ha visto la partecipazione di centinaia di avvocati e magistrati di tutta la Turchia e anche in provenienza da vari Paesi europei (Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Spagna) ed è stata promossa da vari consigli dell’ordine turchi (Adana, Ankara, Antalya, Diyarbakir ed altri), nonché da tre associazioni turche di magistrati. Durante il convegno si è ha fatto il punto in modo estremamente preciso sulle politiche repressive svolte dal governo di Erdogan nei confronti di avvocati, magistrati, giornalisti e parlamentari di opposizione.

Basti pensare che dei 348 giornalisti in carcere nel mondo, ben 147, pari a quasi la metà, sono turchi, mentre sono 2.700 i magistrati licenziati e sostituiti alla bell’e meglio, spesso con studenti universitari ancora neanche laureati in Giurisprudenza. Per non parlare della repressione contro gli avvocati, che risale già a qualche anno fa ma che ha conosciuto un ulteriore slancio a novembre 2016, con la decisione di sospendere due importanti associazioni quali la Chd (associazione di giuristi progressisti) e la Ohd (associazione dei giuristi liberi), mentre vi sono ancora vari avvocati in galera e sotto processo.

Mediante tali politiche Erdogan cerca di liberarsi di ogni opposizione e di ogni controllo, modellando a sua immagine e somiglianza tutte le istituzioni esistenti e di ottenere un potere illimitato anche mediante una riforma costituzionale di netto stampo autoritario che è attualmente all’esame del Parlamento turco e che dovrebbe essere sancita in via definitiva da un referendum popolare che si teme possa assumere i connotati di un plebiscito autoritario.

Come affermato ripetutamente da significativi documenti adottati a livello europeo e internazionale, l’obiettività e imparzialità della magistratura e la possibilità degli avvocati di esercitare le proprie prerogative in modo libero garantendo il diritto alla difesa legale dei cittadini, costituiscono ingredienti irrinunciabili di ogni vera democrazia e Stato di diritto. Ebbene, oggi questi e altri pilastri democratici fondamentali sono a forte rischio in Turchia.

Parallelamente il governo di Erdogan continua ad ostinarsi nel rifiuto di una soluzione pacifica e negoziata del conflitto kurdo che costituisce un altro elemento strategico dell’attuale situazione di precarietà, incertezza e negazione di elementari libertà democratiche che vive il Paese. Anzi, mette in galera con motivazioni pretestuose i parlamentari dell’Hdp, unica vera opposizione e veicolo insostituibile di una soluzione pacifica del conflitto kurdo.

I giuristi democratici, partecipando con una nutrita e qualificata delegazione alla Conferenza, nonostante l’ingiustificato diniego di ingresso alla nostra iscritta e avvocata Barbara Spinelli, hanno dimostrato di essere parte integrante di un movimento internazionale di giuristi per affermare pace, democrazia e Stato di diritto nell’area mediterranea e in tutto il mondo. E’ certamente necessario che tutta la società civile europea approfondisca ed estenda i suoi rapporti con quella turca, anche per indurre governi ancora timorosi, ciechi e incapaci di esercitare pressioni adeguate, a prendere posizione a sostegno di valori che pure dovrebbero costituire un patrimonio comune e consolidato. Specialmente nella consapevolezza che il permanere al potere di Erdogan e l’ulteriore sviluppo dei suoi progetti autoritari costituiscono una minaccia per la pace e la democrazia in tutta l’area. Solo una società autenticamente democratica e pacifica, infatti, può costituire una risposta adeguata al terrorismo e rappresentare un partner affidabile con cui intrattenere proficui rapporti di cooperazione a tutti i livelli.

Prossime iniziative in materia saranno in presidio di fronte all’ambasciata egiziana il 24 gennaio dalle ore 14.30, con il quale protesteremo per la repressione di cui sono vittima gli avvocati egiziani e torneremo a chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, nonché la prima assemblea mediterranea dei giuristi che stiamo organizzando per settembre a Napoli. In tale occasione giuristi di tutti i Paesi mediterranei della sponda Nord e della sponda Sud cominceranno a mettere a punto una strategia e iniziativa comune e coordinata per rispondere alle principali sfide che incombono sull’area.