Il finanziere a Davos: "L'Europa si svegli: è di fronte a processo di disintegrazione. Ma va totalmente reinventata, partendo dalle persone"
“Donald Trump? Un impostore, un imbroglione, un potenziale dittatore”. Parola di George Soros. Secondo il finanziere 87enne che ha perso 1 miliardo di dollari per la sua puntata su Hillary Clinton, il nuovo presidente americano “non credeva nemmeno lui di essere eletto”. “Sono fiducioso che le istituzioni e la costituzione Usa siano forti a sufficienza”, ha detto a Davos, aggiungendo però che a suo parere per le Borse non sarà la stessa cosa: “I mercati vedono Trump smantellare le regole e ridurre le tasse, che era il loro sogno. Dicono, il sogno si è avverato. Ma quando la realtà prevarrà, non credo che andranno tanto bene”. Certo, “al momento l’incertezza è al culmine” e ”nessuno sa cosa farà davvero” Trump.
Il grande fautore della “società aperta”, ha quindi suonato la sveglia per l’Europa, predicendo una rapida fine per il primo ministro britannico Theresa May e ridendo sotto i baffi per come la Cina si sta accreditando nel consesso internazionale. Il Vecchio Continente deve “reagire di corsa di fronte agli attacchi”, visto che “è di fronte ad un processo di disintegrazione, come mostrano la Brexit e il voto del referendum italiano”. Il tono segna un cambio rispetto al passato, prima decisamente più tranchant sulle istituzioni europee. “Dobbiamo fare uno sforzo per difendere l’Ue – ha detto – ma va totalmente reinventata”. Come? partendo dal basso, “dalle persone”.
Non meno tagliente è il giudizio sul premier britannico May, che “è improbabile manterrà il potere a lungo” perché svalutazione e inflazione peseranno sui cittadini. Lungo sarà il processo di separazione dall’Ue: “Divorziare chiede tempi lunghi, ed è sempre peggio che sposarsi”.
Soros, che definisce “totalmente inaccettabile” Viktor Orban che distrugge i diritti in Ungheria, spolvera invece un altro registro quando parla del presidente cinese Xi, quello dell’ironia graffiante: “Trump ha fatto di più per accreditare la Cina nella comunità internazionale di quanto non hanno potuto fare da soli i cinesi in molti anni”. In questo caso, pero, “è nell’interesse di tutti che la Cina cambi sistema ed entri nel consesso internazionale”.