Whose Life Is It Anyway? E’ un film drammatico del 1981. Nella pellicola cinematografica, un giovane Richard Dreyfuss interpreta la parte di uno scultore di successo che in seguito ad un incidente stradale rimane completamente paralizzato: dal collo in giù. Ebbi l’occasione di vederlo al liceo. Ora non ricordo con precisione in quale anno, ma ne sono passati più di venti. Ho un ricordo nitido dell’argomento perché si parlava di eutanasia. E l’introduzione alla lezione di quel giorno era proprio la visione di quel film. La traduzione italiana del titolo è “Di chi è la mia vita?”. Lo scultore di successo era cosciente e si sentiva intrappolato nel proprio corpo. Senza alcuna possibilità di muovere un solo arto, ma lucidissimo e in grado di esprimersi. E per questo il suo desiderio era di porre fine ad una esistenza da vegetale. Costretto a fare causa all’ospedale perché venisse “liberato”.
In passato mi capitò di scrivere un post sull’eutanasia e sul caso di Eluana Englaro. In forma di lettera indirizzata a Beppino, il padre, al quale esprimevo tutta la mia solidarietà per una scelta che io condividevo pienamente per quanto fosse dolorosa e non priva di risvolti giuridici e critiche soprattutto dal mondo cattolico.
Oggi mi capita di ritornare sull’argomento dopo aver ascoltato l’appello di Fabiano Antoniani, un giovane di 39 anni, cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente stradale. Un caso diverso da quello di Eluana che per 17 anni era rimasta completamente incosciente. Lui è consapevole e lucido come lo era lo scultore di successo del film.
Fabiano invia un messaggio toccante a Sergio Mattarella (la voce è prestata dalla sua fidanzata perché Fabiano non è ormai più in grado di esprimersi a parole): “Signor Presidente della Repubblica vorrei poter scegliere di morire, senza soffrire…”. Leggo poi che Fabiano, prima dell’incidente, era un Dj conosciutissimo, animava le serate nelle discoteche più famose, era uno sportivo e un broker d’affari. Caratteristiche tipiche di un giovane dinamico e pieno di vitalità. Oggi racconta di essere “bloccato a letto e immerso in una notte senza fine” e vorrebbe poter decidere di porre fine alla propria esistenza, ma non lo può fare. Così ha deciso di rivolgersi a Mattarella. Perché intervenga affinché una decisione sulla legalizzazione della eutanasia sia presa al più presto: “Per lasciare ciascuno libero di scegliere fino alla fine”.