Gli investigatori sono riusciti a trovare una frase ben cancellata: "Non fotosegnalato in quanto inveiva contro gli operanti”. Un elemento che dimostra quindi il passaggio di Cucchi dalla caserma Casilina. Intanto i marescialli Enrico e Sabatino Mastronardi, padre e figlio, sono accusati di aver mentito ai magistrati
Altri due carabinieri indagati e una scritta ben cancellata nel registro della caserma Casilina a Roma. Si allarga l’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, il giovane arrestato a Roma il 15 ottobre del 2009 e deceduto in un letto del reparto protetto dell’ospedale Pertini una settimana dopo. Tre giorni fa il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il sostituto Giovanni Musarò hanno inviato un avviso di conclusione delle indagini ai carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco: sono accusati di omicidio preterintenzionale, per aver colpito a “schiaffi, pugni e calci” Cucchi. Percosse che, per l’accusa, provocarono in seguito la morte del giovane. Accusati di falso e calunnia sono invece Tedesco, Vincenzo Nicolardi, il maresciallo Roberto Mandolini.
Le indagini, però – come racconta Repubblica – continuano. La polizia scientifica ha infatti decriptato il registro di fotosegnalamento. È in questo modo che gli investigatori sono riusciti a trovare una frase ben cancellata nel registro:”Non fotosegnalato in quanto inveiva contro gli operanti”. Un elemento che dimostra quindi il passaggio di Cucchi dalla caserma. Ma perché cancellare quell’annotazione e non contestare al giovane l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale? L’ipotesi dei magistrati è che Cucchi avrebbe resistito al fotosegnalamento: a quel punto i carabinieri lo picchiarono. È per questo motivo che – dopo essersi resi conto di aver esagerato – cancellarono quell’annotazione dal registro: al suo posto sovrascrissero il nome e le generalità di un’altra persona arrestata. In quel modo cancellarono le prove di un passaggio di Cucchi alla caserma Casilina, dove sarebbe avvenuto il pestaggio.
Nel registro degli indagati, intanto, sono stati aggiunti i nomi dei marescialli Enrico e Sabatino Mastronardi: a loro gli inquirenti contestano il reato di false informazioni ai pm. Il carabiniere Riccardo Casamassima, testimone dell’accusa, ha raccontato di aver saputo del pestaggio di Cucchi da una discussione tra Roberto Mandolini e Enrico Mastronardi: il primo stava raccontando al secondo dell’aggressione di un giovane da parte di alcuni suoi sottoposti. In seguito sarà Sabatino Mastronardi a dire a Casamassima di aver notato Cucchi malconcio la mattina del 16 ottobre del 2016. i due, però, interrogati dai pm, non confermarono il racconto di Casamassima: per i magistrati, dunque, mentirono.