Aggiungo le mie riflessioni alle analisi fatte finora sulla vicenda di Ylenia Grazia Bonavera, la ragazza di Messina aggredita con la benzina dal suo fidanzato. Dalle notizie e dalle interviste che ho letto e ascoltato sembra emergere una personalità tutt’altro che debole, anzi piuttosto determinata (l’aggressione a un infermiere in ospedale sembrerebbe confermare quest’impressione), che vive con il suo Alessio un rapporto caratterizzato dalla reciproca aggressività. Alessio ha esagerato, secondo Ylenia e no, secondo lei non è neanche lui il responsabile dell’aggressione che ha subito. Sembra negata l’evidenza.
Se si ricostruiscono le storie delle persone che vivono relazioni violente (non so se è anche il caso di Ylenia), si ritrovano spesso relazioni familiari caratterizzate dalla violenza e dall’aggressività sia fisica che psicologica. Il mantenimento a tutti i costi della relazione di attaccamento, è una necessità nella prima infanzia, il bambino nega o attribuisce a se le cause dei maltrattamenti subiti, per proteggere l’immagine del genitore, o comunque della figura di attaccamento, e mantenere con lui un rapporto “protettivo”.
Sperimentare una relazione d’attaccamento violenta nell’infanzia significa, anche se non sempre, attribuire alla violenza una parte importante nelle relazioni significative, come lo sono quelle sentimentali. Che la violenza non possa appartenere all’amore per molti di noi è abbastanza chiaro, per chi invece è cresciuto in un rapporto dove la violenza è stata l’unico momento di vicinanza della figura di attaccamento e perciò l’unica dimostrazione di affetto, non lo è per niente.
Come ha dimostrato Harry Harlow (1958), una caratteristica importante dei legami di attaccamento è la loro resistenza anche di fronte a maltrattamenti e punizioni. Nei suoi esprimenti, le scimmiette si aggrappavano più forte alle madri di stoffa, anche quando da queste usciva un getto di aria compressa. Questo fatto è solo apparentemente inspiegabile: un fattore stressante (il getto d’aria appunto), stimola il comportamento di attaccamento anche se a fornirlo è la stessa figura che offre protezione.
La relazione con un partner può avere anche un’importante funzione, quella di favorire lo svincolo, l’individuazione, dalla famiglia d’origine. Nel nostro caso, Alessio sembra rappresentare una scelta in opposizione alla famiglia o quanto meno alla madre, come si legge nei giornali e Ylenia stessa afferma, un modo diverso di essere e di scegliere, positivo o negativo che sia.
Relazioni che dall’esterno sembrano invivibili, dall’interno corrispondono a una serie di bisogni che devono essere compresi ed elaborati. È importante ricostruire l’aspetto “positivo” di quelle relazioni per generare un cambiamento, per quanto grottesco questo possa sembrare.