C’erano ovviamente anche gli ex presidenti ancora in vita. Obama, ovviamente, ma anche George W. Bush, Bill Clinton e Jimmy Carter (Bush senior è ricoverato da qualche giorno assieme alla moglie Barbara). Ma soprattutto c’era lei, Hillary Rodham Clinton, la grande sconfitta, la donna che tutti pensavano sarebbe stata lì, con la mano sulla Bibbia retta da Bill, a giurare di servire e proteggere la Costituzione degli Stati Uniti. È donna navigata, che ne ha affrontate tante, che ha fatto finta che tutto andasse bene in così tante occasioni da non riuscire più a contarle. Eppure ieri, mentre l’odiato avversario si godeva il trionfo, a un certo punto sul volto di Hillary è spuntata una smorfia evidente, un sussulto di sofferenza. E la mano è andata a stringere con forza quella del marito, quasi a cercare un sostegno in un momento chiaramente doloroso. È stata l’unica fischiata dalla folla conservatrice, peraltro, visto che Bill Clinton è stato accolto da un’ovazione e Barack Obama da una rispettosa e tiepida indifferenza. Hillary l’antipatica, Hillary la donna bionica che non emoziona, “Crooked” Hillary, la disonesta Hillary, come lo stesso Trump l’aveva ribattezzata in campagna elettorale. Ebbene, il volto sofferente della candidata democratica ieri è stato il volto dell’America anti-Trump. Anche e soprattutto di quell’America che, scherzi del destino, lo scorso novembre non è riuscita a turarsi il naso e a votare la Clinton per fermare Trump.