I sopravvissuti estratti dall'albergo sono nove e in buone condizioni. A questi si aggiungono il cuoco Giampiero Parete e il 'tuttofare' dell’hotel Fabio Salzetta, recuperati giovedì scorso. Tra le vittime Gabriele D’Angelo, il cameriere di 31 anni che era da lungo tempo un volontario della Croce Rossa Italiana. "Se non fosse capitato a lui adesso sarebbe con noi a dare una mano qui", ha raccontato un amico
Giampaolo teneva per mano la moglie fino a quando i vigili del fuoco non lo hanno salvato. Francesca, invece, aveva regalato quella vacanza in montagna al suo fidanzato per il compleanno: adesso lei è in ospedale e chiede di lui, del quale invece non si hanno notizie. Poi ci sono i quattro bambini, sani e salvi che in ospedale hanno chiesto di mangiare biscotti e Giampiero Parete che invece già da 24 ore ha potuto abbracciare la moglie e i figli. Sono le storie degli undici sopravvissuti alla tragedia dell’hotel Rigopiano: due avevano trovato riparo fuori dall’albergo, nove sono stati estratti dalle macerie dai soccorritori. Tra questi anche Giampaolo Matrone l’ultimo dei superstiti arrivato poco dopo le ore 8 del 21 gennaio all’ospedale di Pescara. L’uomo è rimasto mano nella mano con la moglie, Valentina Cicioni, fino a quando non sono arrivati i vigili del fuoco a salvarlo. “Le stringevo la mano e le parlavo per tenerla sveglia perché volevo che rimanesse sempre vigile. La chiamavo, poi a un certo punto non l’ho sentita più e ho capito che mi stava lasciando”. Ma non tutte le speranze sono perdute. Il fratello di Giampaolo Matrone, Marco, ha parlato con la Protezione civile di Monterotondo, facendo sapere di non credere a quanto reso noto dal soccorritore riguardo alle ore passate dallo stesso Giampaolo Matrone sotto le macerie e tantomeno riguardo lo stato di Valentina”. “Continuiamo a sperare…”
Chi invece non ha notizie del figlio è Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane che aveva festeggiato il suo compleanno al Rigopiano. Quella vacanza era il regalo della sua fidanzata Francesca Bronzi, salvata nella notte dai soccorritori e arrivata all’ospedale pescarese intorno alle ore 5 e 30 del mattino. “Ero al buio, in uno spazio piccolissimo, senza acqua e senza cibo. Molte persone erano nella sala garden, alcuni, tra cui me e Stefano, nella sala camino e i bambini nella sala biliardo”. Così Francesca, avrebbe descritto ai familiari le terribili ore trascorse dopo la valanga, fino all’arrivo dei soccorritori. Nessuna notizia, invece, di Stefano. Ed è per questo motivo che suo padre ha gridato il nome del figlio quando ha visto l’ambulanza arrivare in ospedale. “Ieri sera – dice Alessio Feniello – abbiamo saputo che Stefano era nel gruppo dei 5 superstiti” a bordo dell’ambulanza diretta a Pescara ma “ne sono arrivati solo 4”. Da quel momento non hanno più avuta alcuna informazione. “Nessuno ci fa sapere niente -dice visibilmente provato il padre del giovane – apprendiamo informazioni solo dai giornalisti. Nessuno si degna di dirci nulla, ma Francesca chiede di Stefano e se chiede di mio figlio immagino che non sappia cosa gli sia accaduto”.
Il padre di Francesca, invece, ha abbracciato Quintino Marcella, il ristoratore che era stato il primo mercoledì scorso lanciare l’allarme intorno alle ore 17 e 40. Il genitore della giovane, appena riconosciuto l’uomo, lo ha abbracciato commosso dicendogli: “Grazie per quello che ha fatto. Speriamo di risentirci presto”.
“Grazie di cuore, a tutti, un abbraccio”, è il messaggio scritto su facebook da Giampiero Parete, il cuoco dell’hotel che aveva telefonato a Marcella chiedendo di allertare i soccorsi. Al momento dell’arrivo della valanga, all’interno dell’albergo si trovavano la moglie di Parente, Adriana, e i figli Gianfilippo e Ludovica: sono tutti stati salvati nella giornata di ieri. Al sicuro anche i piccoli Edoardo Di Carlo e Samuel di Michelangelo. “I bambini stanno fisicamente bene, hanno superato quella leggera ipotermia, ma psicologicamente sono provati” ha spiegato il primario della Rianimazione di Pescara, Tullio Spina. Ancora dispersi i genitori di Edoardo e Samuel, che ieri aveva riabbracciato lo zio Alessandro, agente della Digos, come se nulla fosse.”Ciao zio…”, erano state le prime parole pronunciate dal bambino. “Gli ho chiesto: vengono mamma e papà? E lui ha fatto sì con la testa. Ma gli psicologi mi hanno subito bloccato, e spiegato che i bambini sotto choc possono annullare uno spazio temporale nella loro memoria”, ha raccontato l’uomo.
Fino ad ora il numero ufficiale delle vittime è salito a cinque. Le uniche identità confermate sono quelle di due dipendenti dell’hotel, Alessandro Giancaterino e Gabriele D’Angelo. Le altre tre generalità non sono ancora state rese pubbliche ma la prefettura ha spiegato di avere informato i familiari. “Gabriele era di Penne e adorava la sua terra, le sue montagne, ogni volta che tornavo da Milano facevamo delle lunghissime passeggiate. E’ incredibile che proprio la montagna lo abbia ucciso”, dice Diego Carota, amico di e D’Angelo, il cameriere di 31 anni che era da lungo tempo un volontario della Croce Rossa Italiana. “Se non fosse capitato a lui – ha detto Carota – adesso sarebbe con noi a dare una mano qui, con l’altruismo oltre ogni limite che aveva. Sarebbe stato tra i primi a muoversi. Aveva avuto una benemerenza della Protezione civile per il volontariato dopo il terremoto dell’Aquila”.