Interventi al palo causa lungaggini burocratiche. Uffici per la ricostruzione ancora in alto mare. Tecnici che mancano, così come la piattaforma online per la gestione dei progetti e la richiesta di contributi pubblici. Sono i problemi con cui hanno a che fare i cittadini, ma soprattutto gli imprenditori, delle aree terremotate del Centro Italia. Il “decreto terremoto” varato lo scorso ottobre ha definito la cornice degli aiuti statali per la riparazione e ricostruzione di case e aziende, ma a tre mesi di distanza – e con i danni aggravati dalle nuove forti scosse degli ultimi giorni – si registrano molti ritardi nelle procedure. E le aziende colpite, circa 370mila contando anche quelle agricole, lamentano di essere state abbandonate.

“La mia azienda è ormai inagibile: io e i miei dipendenti non possiamo più entrarci per lavorare. A questa situazione, inevitabile, si aggiunge lo sconforto per uno Stato che, nonostante le promesse e il varo di un decreto d’urgenza a sostegno delle imprese colpite dal terremoto, è venuto meno”, racconta a Confimprenditori.it Stefano Massari, la cui azienda Madeitstore.com, che vende prodotti di moda, ha chiuso i battenti dopo il terremoto di ottobre. “Ci avevano garantito – prosegue Massari – la sospensione delle utenze e delle rate dei mutui, un finanziamento a tasso zero con tre anni di preammortamento, un contributo di 5mila euro per gli imprenditori e i titolari di partita Iva, la cassa integrazione straordinaria e il ripristino attraverso i container delle sedi danneggiate dal sisma”.

Ma “a parte la sospensione dei mutui” non è arrivato nulla: “Nessun finanziamento di 30mila euro, che mi avrebbe permesso di superare questa fase in cui non produciamo utili, nessuna possibilità di ottenere mutui a tasso zero, perché le banche da me interpellate invece che seguire le linee guida del decreto hanno creato dei pacchetti ad hoc per gli interessati nelle zone del sisma. Per non parlare dei container la cui consegna nel caso di madeitstore avrebbe permesso di riprendere il lavoro. Nessuno li ha mai visti. Ho addirittura dovuto anticipare io la cassa integrazione ai miei dipendenti pur di riprendere un minimo di attività perché la richiesta alla regione Marche non è stata nemmeno protocollata“.

Il Sole 24 Ore racconta, del resto, che gli uffici speciali per la ricostruzione che in base al decreto terremoto devono valutare i progetti, fare le verifiche e autorizzare la concessione dei contributi, funzionano a macchia di leopardo: se quello delle Marche il 30 dicembre ha aperto una sede ad Ascoli con un responsabile ad hoc, quello laziale è attivo solo sulla carta e quello umbro sotto organico e senza un responsabile definitivo. In alto mare l’Abruzzo: il concorso per selezionare il responsabile è partito solo il 18 gennaio e solo il 16 gennaio il governatore Luciano D’Alfonso ha stabilito che nel frattempo le pratiche saranno gestite dal genio civile e dall’ufficio speciale dell’Aquila. Non basta: la piattaforma digitale per la gestione delle richieste deve ancora partire, devono ancora essere selezionati i tecnici di Fintecna e di Invitalia da impiegare “con la massima urgenza” nei territori colpiti e, sottolinea il quotidiano di Confindustria, non è stato chiarito se in caso di danni coperti da polizze assicurative debba pagare prima la compagnia o lo Stato.

Intanto le associazioni imprenditoriali fanno il conto dell’impatto di sisma e maltempo: secondo la Cna di Ascoli Piceno la concomitanza tra ondata di neve e nuove scosse di terremoto comporterà un crollo del fatturato fra il 70 e l’80% per molte imprese artigiane, la cui operatività sarà completamente azzerata. Il direttore Francesco Balloni chiede “un provvedimento che blocchi per almeno sei mesi il pagamento delle imposte per le aziende dei comuni colpiti” visto che gli alberghi sono vuoti, le attività commerciali nell’entroterra bloccate e nel capoluogo le vendite sono calate dell’80%. Confartigianato Imprese e Confcommercio Umbria parlano di rischio spopolamento e delocalizzazione, a cui si aggiunge il crollo del turismo. Per questo chiedono al governo che “si acceleri l’attuazione degli interventi previsti e programmati a sostegno delle aziende per la ripresa delle attività produttive”.

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