I curdi del Pkk e del Hdp sono l’altro nemico del presidente Erdoğan, quello ritenuto più importante e pericoloso. “Con l’approvazione di Abdullah Öcalan, il Pkk era disposto a disattivare i propri dispositivi militari, portando così avanti il processo di pace iniziato nel 2013 – continua Strazzari – L’ex primo ministro Ahmet Davutoğlu era favorevole, ma Erdoğan no. Così il premier si è dovuto dimettere. Il riacutizzarsi delle tensioni ha portato a scissioni interne ai curdi, tra chi avrebbe voluto tentare di nuovo la via del dialogo e gruppi di giovani più estremisti che si sono distaccati, riprendendo la lotta armata e gli attentati. Un esempio sono i Falchi della Libertà del Kurdistan (Tak)”. Che hanno rivendicato l’assalto del 5 gennaio al tribunale di Smirne, sulla costa egea della Turchia, in cui 2 persone sono rimaste uccise, oltre a 2 assalitori.
Se a questo si aggiungono la serie di attentati commessi dal Pkk, le azioni militari nel Kurdistan turco da parte dei militari della Mezzaluna e la repressione nei confronti dei rappresentanti politici del Hdp, ecco che la questione curda è tornata ad essere, insieme alla minaccia islamista, uno dei principali motivi dietro agli attentati avvenuti in Turchia negli ultimi anni. E a questi si sono aggiunti anche i gruppi di estrema sinistra come il Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (Dhkp-C) “che hanno sfruttato il momento di tensione e alta visibilità per compiere attacchi a fini di reclutamento”, conclude Strazzari.