Mercoledì il Senato deve eleggere il sostituto di Antonio Preto, mancato lo scorso novembre. In pole c'è Vito Di Marco, che ha coordinato la segreteria tecnica dell'ex ministro del governo Berlusconi noto per il decreto che conteneva norme ritenute un bavaglio per il web. L'autorità a breve deve esprimersi sul caso Vivendi-Mediaset e sulle frequenze a 700 megahertz. M5S: "Grasso si faccia garante di una selezione trasparente"
La “riconosciuta competenza nel settore” ce l’ha, visto che ha lavorato al ministero dello Sviluppo economico occupandosi tra l’altro del passaggio alla tv digitale ed è stato consulente della Fondazione Ugo Bordoni sull’evoluzione degli standard tecnologici della tv. Resta da vedere se il Senato, che mercoledì 25 genaio è chiamato a eleggere il quarto commissario dell’Agcom, riterrà che Vito Di Marco possa vantare anche il requisito dell’indipendenza. L’uomo che è in pole position per sostituire Antonio Preto, mancato lo scorso novembre, è stato infatti coordinatore della segreteria tecnica del capogruppo di Forza Italia Paolo Romani quando, tra il 2010 e il 2011, il padre dell’omonimo decreto noto per le norme restrittive su web e blog (poi in parte ammorbidite) guidava il dicastero di via Veneto.
Secondo Repubblica, sul 44enne vicino a Romani e per proprietà transitiva a Silvio Berlusconi c’è già il placet del Pd di Renzi, che però con una nota domenica pomeriggio ha smentito l’accordo con Forza Italia facendo sapere che “presenterà un proprio candidato, auspicando che su quel nome si trovi un ampio consenso anche degli altri gruppi parlamentari”.
Se il via libera si concretizzasse (Angelino Alfano e Denis Verdini hanno dato il nulla osta), Di Marco andrebbe ad affiancare ai vertici dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni il presidente Angelo Cardani e gli altri commissari Antonio Martusciello, ex manager Publitalia e parlamentare forzista, Francesco Posteraro che è in quota Udc e Antonio Nicita indicato dal Pd giusto prima di alcune decisioni importanti per la galassia berlusconiana ma anche per il governo Gentiloni: per prima cosa la chiusura dell’istruttoria sulla scalata di Vivendi a Mediaset, poi la partita delle frequenze a 700 Mhz che Bruxelles chiede di liberare dalle tv per destinare la banda alle telecomunicazioni, con il rischio per lo Stato di dover risarcire le televisioni in cambio di quelle frequenze da dare all’asta. Non solo: l’authority è anche responsabile di vigilare sulla par condicio durante le campagne elettorali.
In vista del voto, i componenti 5 Stelle della commissione di Vigilanza Rai hanno scritto al presidente Pietro Grasso chiedendo che si faccia “garante di un metodo trasparente che possa impedire una logica lottizzatoria. Il modo in cui i partiti hanno occupato le autorithy in questi anni è stato un vero e proprio atto di violenza istituzionale, cui il M5s si oppone da quando è in Parlamento. Chiediamo vengano raccolti in modo trasparente i curricula in modo da scegliere in base al merito e non all’appartenenza”, concludono.
Di Marco, classe 1973, negli anni ’90 ha aperto e gestito a Bologna una radio dei Ds. Poi ha lavorato in Rai come redattore del programma “Supergiovani” e conduttore radiofonico e per Telecom Italia presso l’ufficio di Bruxelles. Nel 2010 è al ministero dello Sviluppo con Romani. Ora, stando al suo profilo Linkedin, gestisce i rapporti istituzionali di Findim group della famiglia Fossati, ex proprietaria della Star ed ex azionista Telecom, e collabora al progetto Tivù Think.