Nel novembre di due anni fa è stato annullato il bando vinto dalla ditta storica che gestiva il servizio. Da allora il Comune di Roma non ha mai indetto una nuova gara, lasciando a casa – e senza stipendio - ben 60 lavoratori. Assessorato comunale ai trasporti: "Stiamo lavorando per inserire questo servizio all’interno di Atac. Si sono avviate tutte le procedure per realizzare questo iter"
Roma, capitale d’Italia, la città delle doppie file e delle soste selvagge, è rimasta senza servizio di rimozione delle auto. Da più di un anno. In pratica, mal che vada oggi i trasgressori possono ritrovarsi nella buca delle lettere una contravvenzione poco superiore ai 100 euro, ma dei classici carri attrezzi o delle fastidiose ganasce, oramai, non c’e’ nemmeno più l’ombra. Questo perché da quando, nel novembre 2015, è stato revocato l’appalto con la ditta storica che lo gestiva, il Consorzio Laziale Traffico (Clt), il Comune di Roma non ha mai rimediato con un nuovo bando, lasciando tra l’altro a casa – e senza stipendio – ben 60 lavoratori.
RIMOZIONI PRIMA E DOPO – Fino a pochi anni fa, a Roma i carri attrezzi portavano via circa 150 vetture al giorno, e in altrettanti casi venivano apposte le cosiddette “ganasce” (in molti parlavano di “numeri insoddisfacenti”). La rimozione veniva effettuata “a vista” e a decidere era l’agente di polizia locale, per il terrore degli automobilisti. Passi carrabili, strisce pedonali invase, intralcio del traffico o semplici doppie file: il vigile urbano chiamava la sede operativa, veniva allertata la ditta e uno dei 30-40 carri a disposizione correva verso il luogo della rimozione per portare via l’auto. Dal 4 novembre 2015 non è più così, ovvero da quando l’ex comandante del Corpo capitolino, Raffaele Clemente, ha deciso di non convalidare la gara d’appalto vinta (ancora) dal Clt “perché due consorziate, aggiudicatarie in via provvisoria, sono risultate responsabili dall’Agenzia delle Entrate di violazioni fiscali accertate in via definitiva”. Il problema è che non è mai stato emanato un secondo bando. Da quel momento, la Polizia Locale ha potuto contare solo su una decina di carri sparsi in altrettanti depositi giudiziari, messi a disposizione dalla Prefettura di Roma. A cambiare, sono stati anche i criteri con cui vengono effettuate le rimozioni. In una circolare del 20 gennaio 2016, firmata dall’ex vice-comandante Raffaella Modafferi, si dice chiaramente che le “rimozioni a vista” possono essere effettuate solo “per motivi di ordine pubblico o di sicurezza pubblica, tra le quali, ad esempio, fughe di gas, apertura di voragini sul manto stradale, manifestazioni oppure presenza di note personalità presso obiettivi sensibili” e si precisa che “le stesse dovranno essere effettuate dal personale operante in tutti quei casi di comprovata ed improcrastinabile necessità”. Il risultato è che nell’ultimo anno e mezzo il numero delle rimozioni è sceso dell’80%, passando da 150 vetture al giorno di prima alle 10-20 di oggi.
LE INCHIESTE – C’e’ da dire che se si è arrivati all’impasse odierna non è solo per le lungaggini burocratiche degli uffici capitolini. Già a cavallo fra il 2006 e il 2008 la Procura di Roma indagò su un presunto scandalo relativo a “rimozioni mirate”, dove secondo i magistrati ipotizzarono che alcuni vigili romani, d’accordo con le società che gestivano i depositi, facevano rimuovere soltanto auto di lusso o di cilindrata più elevata per incassare più soldi dal loro ritiro ed evitare che i proprietari decidessero di lasciare la vettura al deposito. Due anni fa, invece, alla Guardia di Finanza fu chiesto di far luce all’interno del Clt, dove un paio di cooperative erano accusate di aver emanato fatture fittizie per incassare i soldi dal consorzio, a sua volta rimborsato dal Comune di Roma. Un giro d’affari che avrebbe sfiorato, in questo contesto, i 100mila euro e i in cui sarebbe stato coinvolto anche il fratello di un ex assessore capitolino in quota Pd.
NESSUNA SOLUZIONE – Ma adesso, cosa si vuol fare per risolvere il problema? La risposta più semplice sarebbe quella di emanare un nuovo bando e ricominciare da capo. Eppure la cosa non è così semplice. La patata bollente è passata al Dipartimento capitolino Mobilità. L’assessore Linda Meleo aveva ipotizzato di affidare il servizio ad Atac, la società dei trasporti, che a sua volta avrebbe dovuto provvedere a emanare il nuovo bando. Tuttavia, fra le due parti non risulta formalizzata alcuna intesa, anche per motivi economici. “E’ un anno che ci rimbalzano da un ufficio all’altro”, spiega Paolo Buzzi, sindacalista della Cgil che si sta impegnando per tutelare i diritti di circa 60 lavoratori del Clt, fermi e senza stipendio ormai da 14 mesi. “Abbiamo incontrato più volte l’assessore capitolino alla Mobilità, Linda Meleo – prosegue – che ci ha detto che presto Atac pubblicherà il bando. L’amministratore unico Manuel Fantasia, però, ci ha ribadito che loro non possono farsi carico anche di questo servizio. E’ più di un anno che combattiamo con manifestazioni, sit-in e presidi, ma ancora non ci viene data una risposta soddisfacente”.
Da parte sua, la segreteria di Meleo, contattata da ilfattoquotidiano.it, fa sapere che “l’assessorato sta lavorando per inserire questo servizio all’interno di Atac. Si sono avviate tutte le procedure per realizzare questo iter”. Nessuna notizia invece dal Corpo di Polizia Locale di Roma, che sembra ormai aver perso di vista la problematica e preferisce ricorrere allo “street control”, sistema di multe a strascico con videocamera per le doppie file. In tutto questo, le strade della Capitale continuano a essere una giungla.