La vedova avrà diritto a una rendita e agli arretrati a partire dalla morte dell'operaio. La decisione di oggi è arrivata dall'Istituto che, il 10 gennaio scorso, aveva chiesto indietro i soldi ricevuti dalla famiglia dopo che il Tribunale aveva abbassato l'invalidità dieci anni dopo il decesso
La famiglia di Mario Barbieri, operaio morto per asbestosi polmonare nel 2006 per cause “collegate all’amianto”, non dovrà più restituire somme di denaro all’Inail e la vedova avrà diritto a una rendita e agli arretrati a partire dal decesso del marito. La decisione di oggi è arrivata dallo stesso Istituto che il 10 gennaio scorso aveva chiesto indietro 60mila euro, soldi ricevuti dalla famiglia per la morte di Mario, che per quasi trent’anni ha lavorato ai cantieri navali di Marina di Carrara.
Nel 2016, esattamente dieci anni dopo la morte dell’operaio, il Tribunale gli aveva dimezzato l’invalidità (dall’80% al 38%), autorizzando così l’ente a fare richiesta dei soldi – da ricevere entro trenta giorni – ai tre figli dell’operaio e alla moglie di 75 anni, che ha perso pure la pensione di reversibilità. Sono stati riscontrati i “presupposti per la costituzione della rendita a superstite”, specifica oggi l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro. Questo perché la morte di Barbieri è stata “causata anche dalla malattia professionale“. La scelta, condivisa dalla componente medica – fa sapere l’Inail – è stata possibile anche sulla base della documentazione prodotta successivamente alla sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Genova nell’ottobre 2016. E nel calcolo risulterebbe che la vedova è in credito.