Gli argomenti d’obbligo che riempiono le pagine dei nostri giornali in queste fredde giornate di pieno inverno sono l’elezione di Trump come 45esimo inquilino della Casa Bianca e il terremoto/valanga che ha funestato i bei monti d’Abruzzo. C’e’ invece qualcosa che dovrebbe interessare almeno noi italiani in ugual misura, visto che condiziona buona parte del nostro futuro prossimo.
Si tratta del futuro politico-sociale-amministrativo dell’Italia, e quindi di tutti noi italiani. Non solo degli italiani, ovviamente, visto tutto quello che ruota rapidamente intorno a noi, ma questo è certamente quello che ci interessa di più.
Eppure fino a pochi giorni fa l’argomento principale tanto per i giornali quanto per le televisioni era: quale sarà la nuova legge elettorale dopo che l’Italicum di Renzi è finito nel cestino? Cosa deciderà Renzi ora che il referendum sull’art. 18 è stato bocciato? Avrà Renzi ancora fretta di andare al voto, oppure si adagerà anche lui, per convenienza, alla scadenza naturale del 2018?
Renzi, Renzi, Renzi! Anche se non è più Primo Ministro è ancora lui a condizionare ampiamente tutta la vita politica e istituzionale italiana. Non solo per i legami che ha creato nei tre anni circa che è stato al potere, ma proprio perché come Segretario del Pd, il partito di maggioranza in Parlamento (carica che si è ben guardato dal “mollare”, come aveva promesso) lui controlla tuttora anche il governo.
Dunque è ancora Renzi il primattore di questo scorcio di Legislatura nata infaustamente nella scia della Grande Recessione e della sciagurata austerity che invece di risolvere i problemi li ha moltiplicati al cubo. La forza di Renzi però, fin dall’inizio, non è certo stata la sua fin troppo giovane età. E’ stata invece la sua promessa di fare riforme, riforme e ancora riforme, per agevolare la governabilità, togliere la “ruggine” nelle istituzioni e dare una spinta alla ripresa economica. In una parola: “rottamare” il vecchiume di ogni tipo e sostituirlo con l’energia e la baldanza dei giovani. Dimenticando però che il più classico degli errori di tutti i giovani è la mancanza di esperienza, cui nemmeno lui (troppo giovane per quell’incarico) poteva ovviare.
Renzi, in fondo, è risultato molto più bravo nel capire i giochi di palazzo per la conquista del potere, che nella capacità di intuire i veri problemi dell’Italia (e dell’Europa) nel momento in cui la crisi li ha messi a nudo. Cosa che invece ha capito bene Grillo, fin dall’inizio, quando iniziò a dissacrare il perbenismo di facciata di politici in gran parte corrotti coi suoi irriverenti “vaffa”. A quel tempo era ancora “Sua Emittenza” a dominare l’agone politico con le sue alleanze impossibili tra i nazionalisti di Fini, i separatisti di Bossi e i post-DC di Casini, ma poi S.E. si è messo fuori gioco da solo a causa di interessi che nulla avevano realmente a spartire con la politica.
Si può dire perciò che, nella Seconda Repubblica, è rimasta ed è cresciuta solo la corruzione. E’ ormai da quarant’anni che i nostri politici commettono sempre lo stesso errore: invece di cambiare le mele marce che si infiltrano nella politica grazie a pratiche (e leggi!) compiacenti, pretendono di farci credere in eterno che sia possibile sanare il sistema cambiando le istituzioni.
Persino Tommaso Cerno (il direttore de l’Espresso, ndr) nel suo editoriale della scorsa settimana si chiede se Beppe Grillo “ci è o ci fa” (riferito a quella che lui chiama nel titolo Eurogaffe). Anche lui dunque si aggroviglia nell’analisi del Movimento creato da Grillo e Casaleggio cercando motivazioni che proprio in Grillo e nei 5Stelle non ci sono perché essi hanno captato il sentimento puro semplice, e persino banale, degli italiani: un ideale di pulizia della politica e di impegno nella moralità.
Proprio Cerno arriva ad accusare Grillo di inciucio per la sua fallita alleanza coi liberali europei di Alde. Ma giustifica senza alcun ritegno quello (anch’esso per fortuna fallito) di Renzi con Berlusconi. E fa finta di non capire che il M5S ha battezzato la sua piattaforma politica “Rousseau” proprio a richiamare gli ideali di democrazia vera ormai scomparsi quasi del tutto nelle democrazie moderne. Niente a che spartire (è ovvio, no?) con l’infelice programma “renziano” imposto al Pd, rivolto unicamente al consolidamento di un potere costruito su interessi particolari, menzogne ben costruite e una riorganizzazione delle Istituzioni dove il principio intangibile della democrazia, con la rigida divisione dei poteri, ecc., è invece quasi completamente dimenticato.
Credono davvero di riuscire a infinocchiare di nuovo un intero popolo? Non è bastata la batosta del 4 dicembre? E’ Grillo il vero rottamatore, perché è quello che, insieme a Casaleggio, ha capito per primo che solo rottamando la politica marcia si può riprendere un cammino serio di progresso e di riforme in una democrazia vera, non solo di facciata.
Roberto Marchesi
Politologo, studioso di macroeconomia
Politica - 23 Gennaio 2017
Beppe Grillo è il vero rottamatore, altro che Renzi
Gli argomenti d’obbligo che riempiono le pagine dei nostri giornali in queste fredde giornate di pieno inverno sono l’elezione di Trump come 45esimo inquilino della Casa Bianca e il terremoto/valanga che ha funestato i bei monti d’Abruzzo. C’e’ invece qualcosa che dovrebbe interessare almeno noi italiani in ugual misura, visto che condiziona buona parte del nostro futuro prossimo.
Si tratta del futuro politico-sociale-amministrativo dell’Italia, e quindi di tutti noi italiani. Non solo degli italiani, ovviamente, visto tutto quello che ruota rapidamente intorno a noi, ma questo è certamente quello che ci interessa di più.
Eppure fino a pochi giorni fa l’argomento principale tanto per i giornali quanto per le televisioni era: quale sarà la nuova legge elettorale dopo che l’Italicum di Renzi è finito nel cestino? Cosa deciderà Renzi ora che il referendum sull’art. 18 è stato bocciato? Avrà Renzi ancora fretta di andare al voto, oppure si adagerà anche lui, per convenienza, alla scadenza naturale del 2018?
Renzi, Renzi, Renzi! Anche se non è più Primo Ministro è ancora lui a condizionare ampiamente tutta la vita politica e istituzionale italiana. Non solo per i legami che ha creato nei tre anni circa che è stato al potere, ma proprio perché come Segretario del Pd, il partito di maggioranza in Parlamento (carica che si è ben guardato dal “mollare”, come aveva promesso) lui controlla tuttora anche il governo.
Dunque è ancora Renzi il primattore di questo scorcio di Legislatura nata infaustamente nella scia della Grande Recessione e della sciagurata austerity che invece di risolvere i problemi li ha moltiplicati al cubo. La forza di Renzi però, fin dall’inizio, non è certo stata la sua fin troppo giovane età. E’ stata invece la sua promessa di fare riforme, riforme e ancora riforme, per agevolare la governabilità, togliere la “ruggine” nelle istituzioni e dare una spinta alla ripresa economica. In una parola: “rottamare” il vecchiume di ogni tipo e sostituirlo con l’energia e la baldanza dei giovani. Dimenticando però che il più classico degli errori di tutti i giovani è la mancanza di esperienza, cui nemmeno lui (troppo giovane per quell’incarico) poteva ovviare.
Renzi, in fondo, è risultato molto più bravo nel capire i giochi di palazzo per la conquista del potere, che nella capacità di intuire i veri problemi dell’Italia (e dell’Europa) nel momento in cui la crisi li ha messi a nudo. Cosa che invece ha capito bene Grillo, fin dall’inizio, quando iniziò a dissacrare il perbenismo di facciata di politici in gran parte corrotti coi suoi irriverenti “vaffa”. A quel tempo era ancora “Sua Emittenza” a dominare l’agone politico con le sue alleanze impossibili tra i nazionalisti di Fini, i separatisti di Bossi e i post-DC di Casini, ma poi S.E. si è messo fuori gioco da solo a causa di interessi che nulla avevano realmente a spartire con la politica.
Si può dire perciò che, nella Seconda Repubblica, è rimasta ed è cresciuta solo la corruzione. E’ ormai da quarant’anni che i nostri politici commettono sempre lo stesso errore: invece di cambiare le mele marce che si infiltrano nella politica grazie a pratiche (e leggi!) compiacenti, pretendono di farci credere in eterno che sia possibile sanare il sistema cambiando le istituzioni.
Persino Tommaso Cerno (il direttore de l’Espresso, ndr) nel suo editoriale della scorsa settimana si chiede se Beppe Grillo “ci è o ci fa” (riferito a quella che lui chiama nel titolo Eurogaffe). Anche lui dunque si aggroviglia nell’analisi del Movimento creato da Grillo e Casaleggio cercando motivazioni che proprio in Grillo e nei 5Stelle non ci sono perché essi hanno captato il sentimento puro semplice, e persino banale, degli italiani: un ideale di pulizia della politica e di impegno nella moralità.
Proprio Cerno arriva ad accusare Grillo di inciucio per la sua fallita alleanza coi liberali europei di Alde. Ma giustifica senza alcun ritegno quello (anch’esso per fortuna fallito) di Renzi con Berlusconi. E fa finta di non capire che il M5S ha battezzato la sua piattaforma politica “Rousseau” proprio a richiamare gli ideali di democrazia vera ormai scomparsi quasi del tutto nelle democrazie moderne. Niente a che spartire (è ovvio, no?) con l’infelice programma “renziano” imposto al Pd, rivolto unicamente al consolidamento di un potere costruito su interessi particolari, menzogne ben costruite e una riorganizzazione delle Istituzioni dove il principio intangibile della democrazia, con la rigida divisione dei poteri, ecc., è invece quasi completamente dimenticato.
Credono davvero di riuscire a infinocchiare di nuovo un intero popolo? Non è bastata la batosta del 4 dicembre? E’ Grillo il vero rottamatore, perché è quello che, insieme a Casaleggio, ha capito per primo che solo rottamando la politica marcia si può riprendere un cammino serio di progresso e di riforme in una democrazia vera, non solo di facciata.
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(Adnkronos) - Oggi nuova giornata nera per chi si sposta in treno. A causa dello sciopero nazionale del personale Gruppo FS, Trenitalia, Trenitalia Tper e Trenord i treni potrebbero subire cancellazioni o variazioni dalle ore 9:01 fino alle ore 16:59. Inoltre l'agitazione sindacale può comportare modifiche al servizio anche prima dell’inizio e dopo la sua conclusione.
Lo sciopero - comunica il gruppo Fs - potrebbe avere impatti sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale di Trenitalia. Per i servizi regionali sono garantiti i servizi essenziali previsti in caso di sciopero nei giorni feriali dalle ore 6.00 alle ore 9.00 e dalle ore 18.00 alle ore 21.00. Come sempre, i treni che si trovano in viaggio a sciopero iniziato arrivano comunque alla destinazione finale se è raggiungibile entro un'ora dall'inizio dell'agitazione sindacale; trascorso tale periodo, i treni possono fermarsi in stazioni precedenti la destinazione finale.
L'agitazione indetta da Orsa, Ugl e Fast potrebbe avere ripercussioni anche sul servizio suburbano e aeroportuale. Trenord infatti fa sapere che le corse sui collegamenti aeroportuali Malpensa Express e S50 Malpensa Aeroporto-Bellinzona potranno subire variazioni e cancellazioni. Saranno previsti autobus sostitutivi, senza fermate intermedie, per le corse del servizio aeroportuale non effettuate tra Milano Cadorna (da via Paleocapa, 1) e Malpensa Aeroporto e tra Stabio e Malpensa Aeroporto.
I passeggeri che intendono rinunciare al viaggio possono chiedere il rimborso a partire dalla dichiarazione di sciopero fino all’ora di partenza del treno prenotato, per i treni Intercity e Frecce e fino alle ore 24:00 del giorno antecedente lo sciopero stesso, per i treni Regionali. In alternativa possono riprogrammare il viaggio, a condizioni di trasporto simili, non appena possibile, secondo la disponibilità dei posti. Trenitalia garantisce comunque alcuni treni a lunga percorrenza.
I passeggeri che intendono rinunciare al viaggio possono chiedere il rimborso a partire dalla dichiarazione di sciopero fino all’ora di partenza del treno prenotato, per i treni Intercity e Frecce e fino alle ore 24:00 del giorno antecedente lo sciopero stesso, per i treni Regionali. In alternativa possono riprogrammare il viaggio, a condizioni di trasporto simili, non appena possibile, secondo la disponibilità dei posti. Trenitalia garantisce comunque alcuni treni a lunga percorrenza.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.