C’erano Donald Trump, Vittorio Sgarbi e Il Volo. No, non è l’inizio di una barzelletta su gente particolarmente simpatica, ma una polemica tutta italiana (e molto provinciale) che ha coinvolto il critico d’arte e i tre ragazzotti canterini. Nelle scorse settimane, Ginoble, Boschetto e Barone avevano fatto sapere di aver declinato l’invito a cantare al party di insediamento del neopresidente americano, poiché non condividono le idee politiche di Trump. Sgarbi, dal canto suo, in tv aveva insinuato che i tre non fossero nemmeno stati contattati dagli Stati Uniti e che si trattava semplicemente di una strumentalizzazione.
L’ultima puntata della evitabilissima polemica è di domenica, quando sul profilo facebook de Il Volo sono stati pubblicati gli screenshot degli scambi di mail tra organizzazione dell’evento e management del trio lirico-pop. L’invito, per la precisione, era per la Candlelight Dinner della vigilia dell’insediamento a Union Station, un evento a cui partecipano circa “1500 dignitari e sponsor”.
Lo scambio di email, dunque, pare chiudere la polemica dando ragione a Il Volo, effettivamente invitato a esibirsi negli Stati Uniti la sera prima del giuramento ufficiale di Donald Trump e all’interno del ricco programma di eventi dei giorni scorsi. Ma Boschetto, Barone e Ginoble non sono noti per il loro carattere docile, e a corredo delle immagini che testimoniano l’invito ufficiale, ecco spuntare un post per nulla accomodante: “Pubblichiamo la documentazione dell’effettivo invito ricevuto per la nostra esibizione richiesta per l’insediamento del Presidente Trump e da certi detrattori data per falsa, solo per rispetto nei confronti dei nostri fan e di tutti coloro che ci seguono, ci stimano e ci vogliono bene. Tante difatti sono state le dimostrazioni di stima ricevute e le difese prese nei nostri confronti da persone ben pensanti che senza pregiudizi non hanno mai messo in dubbio la nostra onestà intellettuale, unitamente a quelli che, giusta o sbagliata, hanno condiviso la nostra scelta. In altra sede poi sono già state intraprese dai nostri legali opportune e decise azioni contro l’evidente diffamazione cui siamo stati sottoposti, per salvaguardare il nostro buon nome, la nostra attività professionale e la nostra rispettabilità individuale”.
Ora non resta che sperare che Sgarbi non si metta a replicare alla replica, in modo da poter tranquillamente archiviare la vicenda nel corposo fascicolo delle cose di cui non potrebbe fregarci di meno.