Frustate, amputazioni, accecamenti. Questo è il campionario delle pene corporali in vigore in Iran, vietate dal diritto internazionale, e applicate nel 2016. L’unico, per fortuna, caso di accecamento registrato l’anno scorso, in una terribile applicazione priva di metafora del principio “occhio per occhio”, risale a novembre: nella capitale Teheran un uomo è stato accecato a entrambi gli occhi per aver reso cieca, nel 2009, una bambina di quattro anni gettandole dell’acido sul volto.
L’Organizzazione di medicina legale ha fornito alla Corte suprema la consulenza necessaria su come eseguire la pena, in violazione flagrante dell’etica medica. Nel 2016 Amnesty International ha registrato almeno quattro casi di amputazione nei confronti di altrettanti ladri. In un caso si è trattato di un’amputazione incrociata, delle dita di una mano e e di quelle del piede opposto.
E passiamo alle frustate. Le leggi iraniane le prevedono per oltre 100 reati tra cui furto, aggressione, vandalismo, diffamazione, frode, adulterio, relazioni sessuali illecite (tra uomini e donne non sposati tra loro), relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso e “violazione della morale pubblica”. Siamo ai livelli dell’Arabia Saudita, insomma.
La maggior parte delle persone frustate nel corso del 2016 aveva meno di 35 anni. Alcune di loro sono state frustate per aver mangiato in luoghi pubblici durante il Ramadan, aver avuto relazioni sessuali fuori dal matrimonio e aver presto parte a feste cui erano presenti uomini e donne.
Ecco un piccolo campionario dell’orrore. Ad aprile, un uomo e una donna sono stati frustati 100 volte per relazioni sessuali illecite. Un mese dopo, 35 persone sono state sottoposte a 99 frustate nella provincia di Qazvin per aver socializzato e ballato con persone del sesso opposto e aver bevuto alcolici durante una festa.
Diciassette minatori della provincia dell’Azerbaigian occidentale sono stati frustati, sempre nel maggio 2016, per aver protestato contro le condizioni di lavoro e la minaccia di licenziamenti. A luglio, il giornalista Mohammad Reza Fathi è stato condannato a 459 frustate per aver “pubblicato menzogne” e aver “creato sconcerto nell’opinone pubblica”. Non è noto se e quando la sentenza sia stata eseguita.
Una donna di 28 anni è stata frustata 80 volte per aver preso parte a una festa di compleanno. Dopo l’arresto e la presa delle impronte digitali, è stata portata in una piccola stanza dove è stata ammanettata e incatenata ai piedi. Poi è entrata un’agente di mezza età col frustino: “Alla prima frustata sono scattata dalla sedia. Volevo urlare ma non mi usciva la voce. A ogni frustata lei mi diceva di pentirmi di fronte a Dio, che mi avrebbe perdonata”.
Un’altra donna, che aveva invitato amiche e amici a una festa privata per celebrare il suo fidanzamento, ha raccontato che neanche un’ora dopo l’inizio è arrivata la polizia. Dopo aver sequestrato tutto l’alcool, gli agenti hanno portato via lei e buona parte degli invitati. Dopo tre notti in carcere, sono arrivate le 74 frustate: “Non ricordo a quale frustata, avevo perso il conto, sono arrivata a un punto in cui riuscivo solo a lamentarmi a bassa voce, ero quasi intontita dal dolore. Quando sono arrivata a casa, sentivo dolore in ogni parte del corpo, provavo umiliazione e avevo una sensazione di paura“.
Il 2017 è iniziato nello stesso modo. Il 5 gennaio a Najaf Abad, nella provincia di Esfahan, un giornalista è stato frustato 40 volte per l’imperdonabile reato di aver pubblicato il numero sbagliato delle motociclette sequestrate in città dalla polizia.
Foto tratta dalla pagina Facebook Human Rights in Iran-Amnesty International