L'ex premier ed ex presidente della Commissione: "L'Europa è per ora inesistente. Mi meraviglia che nessuno abbia sentito l'esigenza di un vertice straordinario dopo le dichiarazioni del nuovo presidente Usa". E sul silenzio della Germania: "Comincia a nascere in me il dubbio che si tenga una strategia di riserva: fare da sola"
“Occorre togliere immediatamente le sanzioni alla Russia. (…) Giochiamo d’anticipo, senza lasciare agli Stati Uniti un ruolo privilegiato nel rapporto con la Russia”. E’ la ricetta che secondo Romano Prodi, tra il resto ex presidente della Commissione europea, la Ue deve mettere in campo per evitare che, dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, l’asse Mosca-Washington si rafforzi lasciando spiazzato il Vecchio continente. Al quale la rappresaglia commerciale seguita alla guerra civile in Ucraina e al referendum di annessione della Crimea sta costando cara. “Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia”, spiega Prodi in un’intervista a La Stampa, ricorrendo a un proverbio calabrese. “L’Europa è per ora inesistente“, attacca il Professore – che già a dicembre aveva sostenuto che “non conta più nulla” – “A me pare che non abbia proprio reagito davanti a dichiarazioni di Trump che segnano una rivoluzione nei rapporti con l’Ue. Mi meraviglia che nessuno abbia sentito l’esigenza di un vertice straordinario“.
Quanto alla mancata reazione della Germania alle dichiarazioni di Trump, secondo il fondatore dell’Ulivo dietro questo silenzio aleggia il “dubbio” che “possa essere la Germania a voler abbandonare l’euro“. “Comincia a nascere in me il dubbio che la Germania si tenga una strategia di riserva: fare da sola“. Il tutto mentre “Trump, ma anche il populismo europeo, interpretano il malessere della classe media, ma anche operaia“. Secondo Prodi è “un fenomeno chiarissimo: la Brexit vince nei sobborghi popolari e non a Londra; Trump nel Mid West, certo non a New York o in California. E il Movimento Cinque Stelle? Vince nelle borgate romane, non ai Parioli!”.
Questo perché “in questi anni si è salvata soltanto la parte medio-alta, mentre è aumentata la distanza tra ricchi e poveri. Il recente rapporto dell’Oxfam è un richiamo impressionante quando dice che otto Paperoni hanno lo stesso livello di ricchezza di 3 miliardi e mezzo di persone. Cosa aspettiamo a reagire? Aspettiamo la rivoluzione? Non è meglio cercare la giustizia prima che avvenga la rivoluzione?”. Di qui la necessità di un “riformismo attivo”, perché “quando eravamo ragazzi, il tema era: più tasse o più welfare? Da 35 anni in qua è restata in campo solo la ricetta del meno tasse e la sinistra ha rincorso“. Che cosa bisogna fare, allora? “Un esempio. La Commissione europea ha avuto un momento di gloria quando ha imposto alla Apple di pagare all’Irlanda una multa per 13 miliardi di euro di tasse non pagate. Verrebbe da dire: bene. Ma si andrà sino in fondo? La Apple ha 250 miliardi di dollari di liquido…”.