A guardare le cifre di C’è posta per te, parrebbe che le età maggiormente intente a capire se stesse attraverso le vicende altrui siano comprese fra i 14 e i 34 anni. Infatti, se la trasmissione dura oltre tre ore, accade che tutti gli spettatori dai 35 anni in su, giunti alle 23 decidano di saperne abbastanza della vita e di avere prestato sufficiente attenzione allo scioglimento dei drammi da video, e così cambino canale o se ne vadano a dormire. Diverso il comportamento dei giovani immersi nell’adolescenza o ancora occupati nella elaborazione della loro “gioventù”, che restano imperterriti a seguire la trasmissione per un’altra ora e mezza. Sicché più ci si inoltra nella notte e più ringiovanisce la composizione dell’uditorio del format con Maria De Filippi, “magistra vitae”.
Un tale, fedele seguito tuttavia non riuscirebbe a reggere al sonno se C’è posta per te non fosse, assortimento di storie a parte, un condensato di abilità realizzativa, una specie di distillato ultimo di ogni possibile artifizio di scrittura televisiva. E in questo senso, il nocciolo sta nell’aver reso liturgico ogni passo. Sicché lo spettatore, dagli e dagli, non è più lo spettatore generico, ma –come il fedele della Messa domenicale-una sorta di individuo specializzato proprio nella visione di quel programma, di cui pre-conosce climi, attese e scansioni. La narrazione si svolge infatti attraverso passi sempre uguali nella forma e nel ritmo, ancor più uguali, di serata in serata, delle “storie” tute simili che si susseguono.
Ed è così che, almeno a noi quando ci capitiamo dentro, pare di essere in una “eternità scandita, ma immobile” che neanche Parmenide. In sostanza, la trasmissione finisce con l’essere la messa in scena di quella visione del mondo dove accade che gli animi si lacerino, ma le consolazioni siano dietro l’angolo, dove succede moltissimo ma si sa già che cosa accadrà anche se stiamo lì proprio per aspettare che succeda. Partecipi del gioco al punto di avere una punta d’ansia, perché potrebbe sempre darsi che allo sceneggiatore quella sera sia venuta voglia di farci una sorpresa, tanto per tenere vivo il rapporto, come s’usa fra le coppie di lungo corso intenzionate a continuare.
Considerazioni analoghe, a ben pensarci, potremmo esprimere per Uomini e Donne, giocato anch’esso sulla conferma, in questo caso quotidiana anziché settimanale, di un modulo “eterno” di relazione fra gli umani (il rincorrersi). Insomma, il mondo di Maria sembrerebbe quello del “finto movimento”. Probabilmente il più adatto per un medium che viene seguito standosene a casa in poltrona.