L'agenzia di rating prevede un "significativo impatto avverso" sulle economie reali nello scenario peggiore, quello in cui il crescente "sostegno ai partiti politici populisti ed euroscettici" induce gli investitori a credere nella possibilità di una disgregazione della moneta unica. Solo la Spagna pagherebbe un conto più caro della Penisola, che quest'anno vedrebbe azzerarsi il tasso di crescita
I crescenti rischi politici che si stanno materializzando nei Paesi dell’area euro potrebbero innescare nuove tensioni finanziarie, capaci di ripercuotersi con un “significativo impatto avverso” sulle economie reali. E a pagare uno dei conti più salati rischia di essere l’Italia, che nel prossimo biennio potrebbe perdere quasi un punto e mezzo di crescita del pil. A fare il calcolo è stata l’agenzia di rating Fitch, che in un rapporto appena pubblicato sostiene che, nello scenario peggiore, la Penisola vedrà il tasso di crescita calare dallo 0,9 allo zero per cento nel 2017 e dall’1 allo 0,5% l’anno prossimo.
“La crescita del sostegno ai partiti politici populisti ed euroscettici nel continente – nel contesto dei numerosi appuntamenti elettorali chiave del 2017 – potrebbe riaccendere alcune delle preoccupazioni circa la frammentazione (dell’area euro) che furono evidenti del 2012“, è la premessa dello studio. Che prende le mosse da qui per delineare uno scenario (alternativo a quello “di base”) in cui va in scena un’escalation dei timori degli investitori sulla tenuta dell’Eurozona. In questo caso “i costi economici reali sarebbero alti in tutti i grandi paesi membri”. Ma “Spagna e Italia sarebbero quelli colpiti più duramente”. Nel dettaglio, per i paesi periferici gli analisti di Fitch ipotizzano uno choc, esteso tra inizio 2017 e fine 2018, di 300 punti base per i tassi sul credito bancario a imprese e famiglie, di 200 punti per quel che riguarda il mercato dei titoli di Stato e di un -30% per la Borsa.
In questo scenario avverso, l’equivalente di uno “stress test”, le previsioni di crescita dell’economia italiana si azzerano per il 2017, rispetto al +0,9% stimato in novembre dall’agenzia nel suo Global economic outlook. Per il 2018 la stima risulterebbe invece ridotta a +0,5% dal +1% precedente. Ancora più ampia la perdita per la Spagna: le stime sul pil del paese passano a +0,6% da +2,1% per quest’anno e a 1,5% da 1,9% per il prossimo.
Per i paesi core dell’area euro lo scenario alternativo si concretizza invece in uno choc più moderato: 150 punti base di aggravio sul credito a imprese e famiglie, nessun impatto sui tassi dei governativi e una perdita del 15% per la Borsa. Ad esempio le stime sul pil tedesco passerebbero a +0,8% da +1,5% quest’anno e a +1,3% da +1,5% il prossimo. Per la zona euro nel suo complesso le stime di crescita si riducono a +0,5% da +1,4% nel 2016 e a +1,1% da +1,4% nel 2017.