Oltre mezzo milione di pezzi di ricambio per auto falsi: l’ultima truffa all’italiana sgominata dalla Guardia di Finanza vale oltre 6 milioni di euro e coinvolge ben 27 società in tutto il Nord Italia, con 30 denunce complessive. La componentistica sequestrata riporta i loghi contraffatti dei più importante costruttori di auto, da Alfa Romeo a Bmw, passando per Mercedes, Ferrari e Volkswagen. Un tarocco che non ha risparmiato nemmeno i ricambi destinati a bellezze su ruote del passato, come Lamborghini Miura o Lancia Stratos.
Le accuse delle Fiamme Gialle ai querelati sono pesanti: vendita di prodotti contraffatti, ricettazione e frode in commercio. La Procura di Torino, che sta portando avanti le indagini, parla di una vera e propria “industria dei pezzi taroccati”, estesa su tutto il territorio nazionale e talmente efficiente da trarre in inganno i consumatori, ammaliati dai prezzi vantaggiosi, e persino i meccanici delle officine autorizzate, raggirati da imballaggi e pezzi praticamente identici a quelli originali.
Le indagini, coordinate dai pm Vincenzo Pacileo e Alessandro Aghemo, sono iniziate a novembre con la denuncia di un rivenditore (che rischia l’arresto da sei mesi a un anno e una sanzione amministrativa da 10.000 a 50.000 euro) di accessori per auto di Moncalieri: nel suo esercizio i baschi verdi avevano trovato alcuni pezzi falsi, venduti al dettaglio e online. Da lì la frode si è allargata a Torino, Milano, Reggio Emilia, Bergamo, Carpi e Perugia.
Secondo un recente documento del Ministero dello Sviluppo Economico “il giro d’affari mondiale della contraffazione ricambi equivale a 16 miliardi di dollari e cresce al tasso annuo di oltre il 10% (dati rilevati dall’OCSE). Mentre i dati rilevati dal CENSIS sul mercato dei ricambi per auto contraffatti hanno evidenziato in Italia un valore del mercato pari a 120 milioni di euro, tale da interessare ben il 15% dei ricambi venduti ogni anno in Europa”.
È importante sottolineare che i pezzi di ricambio contraffatti mettono a rischio l’integrità del veicolo nonché la salute e la sicurezza di chi utilizza: per il Ministero molti incidenti stradali sono causati da ricambi “falsi”. A questo vanno sommati i danni causati all’ambiente, in quanto “i materiali utilizzati per la costruzione della componentistica contraffatta non solo non rispettano le normative in materia di sicurezza, ma non rispettano neppure quelle in materia di tutela ambientale”.
Uno studio dell’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) sottolinea come i pezzi più soggetti a contraffazione sono i sistemi frenanti a disco per auto e motoveicoli e relativi componenti (come le pastiglie freno), ma anche cinghie, tenditori, pompe acqua, fanali, luci targa, segnalatori rimorchio, pistoni, cuscinetti motore, motorini d’avviamento, alternatori, candele, candelette, componenti di sistemi d’iniezione benzina e diesel, filtri e spazzole tergicristallo.
Le regole per evitare il tarocco sono parzialmente note: in primis effettuare acquisti da fonti ufficiali e riconosciute al fine di essere garantiti sull’origine dei prodotti (anche se nel sequestro da 6 milioni di euro parte della distribuzione è stata ingannata). Bisogna inoltre “prestare attenzione agli acquisti su Internet o aderendo a offerte televisive e cautelarsi dalle proposte effettuate porta a porta”.
Ancor più importante è tener sempre conto del rapporto tra il prezzo di mercato e quello offerto: l’eccessivo divario è sintomo di contraffazione. In ultima analisi non acquistare componenti elettrici se sprovvisti del Marchio CE: tuttavia “c’è da tenere ben presente che molti prodotti contraffatti provenienti dalla Cina riportano comunque il marchio CE nel significato “China Export” e che, quindi la sola apposizione di tale marchio (potrebbe essere contraffatto) non è da sola garanzia di conformità alle relative norme tecniche”.