Si dice: a Sanremo suonano sempre lo stesso spartito. Sempre le stesse linee melodiche, più impercettibili variazioni sul Testo Unico (rassicurante) Amoroso. E poi le note sono sette, la musica è nell’aria e l’immaginario canzonettistico ha le sue colonne d’Ercole. Ma Sanremo è Sanremo, tutti cantano Sanremo e nella città dei fiori anche le accuse di plagio o scopiazzature ben fatte di testi e melodie hanno sempre conosciuto accenti esasperati. Specie quando i dischi venivano venduti a milioni. Nei decenni d’oro, quando le case discografiche erano ancora degli autentici potentati industriali, il “querelante sanremese per plagio” divenne una professione come un’altra; e di solito le controversie, comprese le più improbabili, era preferibile spegnerle sul nascere, aprendo il portafogli.