Un caso epocale segnò l’edizione del 1960. Renato Rascel stravinse con “Romantica”, conquistando 184 voti, più del doppio di Domenico Modugno con “Libero“. Andò in scena una doppia versione: di impianto classico la sua, scapigliata quella dell’urlatore Tony Dallara. Poi accadde l’imprevedibile: Nicola Festa, veterinario e musicista amatoriale, accusò Renato Rascel di aver copiato “Romantica” dal suo brano “Angiulella”. In tribunale il querelante si portò dietro, a sostegno tecnico della sua tesi, un mostro sacro del passato come Idebrando Pizzetti, il riformatore del melodramma italiano e della cosiddetta “generazione dell’80” (nel senso di 1880), già “accademico d’Italia” e firmatario del manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925. Rascel, però, rispose con un colpo di genio, schierando a presidio dell’autenticità della sua canzone il compositore russo Igor Stravinsky. Grazie alla perizia di parte redatta da quest’ultimo gigante, il giudice assolse “Romantica” da ogni onta, giudiziaria e morale.