Il consueto contributo per la festa patronale estiva dirottato per acquistare una turbina per il piccolo comune natio. È l’idea solidale di un gruppo di imprenditori capitolini originari del piccolo comune di Schiavi D’Abruzzo, un paesino di poco più di 800 anime sulle montagne abruzzesi al confine col Molise. A Schiavi la neve è arrivata circa un mese fa e non è andata più via, isolando non solo il centro abitato ma anche le minuscole frazioni che circondano il piccolo comune. L’emergenza nell’emergenza a causa della viabilità inesistente, fagocitata da mille smottamenti che diventano insormontabili. Da qualche giorno a rendere impraticabili le provinciali di collegamento non ci sono solo le frane ma anche le slavine, che puntualmente bloccano l’accesso ai paesi dell’Alto Vastese.
L’unica arma per combattere l’isolamento è una turbina che purtroppo non c’è, nonostante i 1172 metri d’altezza e le puntuali nevicate. “Questa del 2017 però ha superato ogni record – , raccontano i residenti – e per questo abbiamo chiesto aiuto a tutti i nostri concittadini, vicini e lontani per trovare una soluzione”. All’appello ha subito risposto un imprenditore capitolino, che in queste ore ha messo su una cordata di concittadini emigrati, per poter donare al paese una turbina. “Sono Gianni Di Carlo di frazione Cannavina – si legge nella mail inviata ai concittadini – Noi tutti di Schiavi siamo in apprensione per i nostri compaesani, i quali stanno attraversando un momento terribile. Noi tutti di Schiavi siamo attaccati morbosamente alle nostre radici. Noi tutti di Schiavi stiamo sicuramente pensando, cosa possiamo fare per loro. Spendiamo tantissimi soldi nel nostro paese, case spesso inutilizzate, feste a volte esagerate, bene allora perché non spendiamo un po’ di soldi per fare qualcosa di utile per la comunità? Alla domanda “cosa possiamo fare da Roma?” mi hanno risposto, “perché non comprate una turbina?” Ci sto! E me ne faccio promotore. Intanto chiedo a tutti di far girare nei vari gruppi questo messaggio, e speriamo nella sensibilità dei nostri concittadini”.
Una proposta che in queste ore si concretizza con adesioni da ogni parte d’Italia. “Siamo sicuri che la solidarietà possa essere una strada risolutiva per Schiavi – racconta Francesco Bottone, giornalista e volontario in questa emergenza neve. Ci sono ancora zone isolate con accumuli di oltre quattro metri di neve. La prima turbina è arrivata solo qualche giorno fa, ed una di esse è della Protezione Civile dell’Emilia Romagna“. L’idea di raccogliere fondi per una turbina “potrebbe essere non solo una via d’uscita da questo inferno, ma una soluzione anche per le prossime emergenze, che purtroppo, puntualmente si presentano ad ogni inverno. Con un mezzo tutto nostro non avremmo mai dovuto aspettare tre giorni per liberare dall’isolamento il centro del nostro paese e sette per le frazioni. Siamo gente di montagna e sappiamo cosa significa convivere con la neve ma non per questo dobbiamo essere l’ultima ruota del carro. Abbiamo una popolazione molto anziana e questo significa duplicare gli sforzi per garantire a tutti i beni primari. Anche qui abbiamo avuto le nostre emergenze, gestite solo grazie ai militari della locale stazione dei carabinieri e dai volontari. Per il resto ci siamo sentiti abbandonati un po’ da tutti e per questo, i nostri concittadini più lontani, hanno sentito il bisogno di mettere in piedi un’autonoma macchina della solidarietà”.
Una raccolta fondi che viaggia attraverso i social network, tra fotografie così irreali da sembrare ritoccate e appelli di soccorso per parenti e amici ancora isolati nelle zone rurali. In modo particolare i cittadini fanno anche appello alle istituzioni locali per cancellare dal bilancio alcune spese, come il concerto di Ferragosto del valore di 15mila euro, per poter stornare quelle somme sul ‘progetto turbina’. “Anche noi cittadini di Schiavi cercheremo di raccogliere dei fondi per fare la nostra parte in questa gara di solidarietà”, aggiunge Bottone. “Ci priveremmo volentieri di cose inutili come i costosi concerti pagati dal comune con soldi pubblici per contribuire all’acquisto di una turbina, perché restare isolati per causa della neve può essere molto pericoloso. Si pensi ad eventuale codice rosso sanitario con le strade bloccate da metri di neve. Una turbina sul posto può fare davvero la differenza tra il morire o il ricevere soccorso e continuare a vivere. Un mezzo capace di farci sentire più sicuri e nello stesso tempo più liberi e più italiani”.