A volte ritornano. Il politico reuccio dei social, ex premier, già enfant prodige della sinistra italiana, già vincitore al secondo tentativo delle primarie, il mai candidato della Seconda Repubblica, è tornato nella cornice di un blog. Twitter non basta più ora che c’è da ricostruire sulle macerie il Pd, macerie che lui stesso ha contribuito a provocare. Deve spiegare, parlare, raccontare direttamente la sua versione ora che giornali e tivù non pendono più dalle sue labbra.
Matteo Renzi riparte da un blog; “Il futuro, prima o poi, torna” è il suo primo post. Qui spiega di volersi rimettersi in cammino in un nuovo spazio “non pensato per i reduci” ma per “camminare verso il futuro” aprendo a discussioni su Ue ma anche sul centrosinistra. “La sconfitta al referendum ci ha fatto male. Con le riforme, volevamo un paese più semplice e più forte: è andata male. Volevo tagliare centinaia di poltrone e alla fine l’unica che è saltata è stata la mia. Ma anche quella sconfitta appartiene al passato”. C’è anche uno spazio per idee, suggerimenti: “Scrivetemi”.
Siamo ancora a questo punto, come tutto era iniziato. Come se per ricostruire la sinistra bastassero idee nuove, trovate comunicative di zecca, fuochi d’artificio, effetti speciali. E invece Rieccolo come Fanfani, anzi Rieccolo 2.0: una nuova segreteria, il passato scompare, gli errori vengono dimenticati o peggio sepolti.
Renzi hai il diritto di ripartire ma non lo si può fare da soli. I tuoi predecessori e i fondatori del Pd avevano pensato a un partito ‘rete’ e l’account Twitter lo specifica visto che si chiama @pdnetwork. Ora a cosa serve un blog? Promozione personale? Un segretario di partito deve essere al centro di una rete, non un uomo solo al comando. E Renzi era quello che diceva: “Beppe esci dal blog!”. Ora ci entra lui.