Cronaca

Terremoto e inefficienze, ricostruiamo il paese a partire dai buoni esempi

In questi momenti di disagio e sofferenza determinati da eventi catastrofici ma anche da crisi economica e culturale, determinate persone assurgono a simbolo di quello che è nel bene e nel male, il nostro Paese. Soffermarsi a riflettere su questi esempi può essere utile per identificare la via da percorrere se vogliamo risanare, salvare e rilanciare l’Italia (non vuote chiacchiere renziane ma fatti concreti e scelte inevitabili nella giusta direzione).

Cominciamo dagli elementi negativi. Uno dei fattori principali di stress e sofferenza di questi giorni è costituito, a detta delle autorità locali e dei cittadini che hanno la sfortuna di risiedere nelle zone colpite da terremoto e maltempo, è costituito dal funzionamento di un ente fondamentale come Enel che si è rivelato incapace di fornire l’essenziale servizio di fornitura dell’energia elettrica a un numero enorme di famiglie. Si scopre quindi che la rete elettrica è obsoleta e che elementari operazioni di manutenzione non sono state adeguatamente condotte. Al punto che sono in molti gli amministratori locali e regionali che chiedono oggi esplicitamente la cacciata dell’amministratore delegato Starace mentre si annunciano le prime inchieste penali e sostanziose richieste di risarcimento dei danni. Si tratta d’altronde dello stesso personaggio passato qualche mese fa alla cronaca per aver teorizzato la necessità di terrorizzare gli oppositori interni per affermare il proprio potere. Un programma ben eseguito, sembrerebbe.

Ironia a parte, è chiaro che questo modello di concepire le relazioni aziendali e quelle con il pubblico, basato non sul soddisfacimento dell’interesse generale ma sull’alimentazione del proprio personale potere, è in buona misura alla base di molti fallimenti dell’Italia di oggi. E’ a ben vedere la stessa logica delle privatizzazioni selvagge con le quali si è distrutto un patrimonio pubblico accumulato nel corso di decenni a costo di molti sacrifici. Si tratta quindi di un modello da rovesciare immediatamente. Non solo Starace, del resto, ne è il rappresentante, se è vero che tutti i manager insediati da Renzi sono oggi sotto accusa per una ragione o per l’altra, tutte riconducibili peraltro in ultima istanza a tale modello perversamente autoreferenziale di direzione aziendale.

Un esempio positivo è invece costituito da tutti coloro che, operando in condizioni di estrema difficoltà, sono riusciti a portare aiuto alle popolazioni colpite. In primo luogo l’eroico corpo dei vigili del fuoco e poi anche le forze dell’ordine nel loro complesso e la moltitudine dei volontari, tra i quali voglio sottolineare il ruolo di taluni richiedenti asilo che si sono mobilitati anch’essi con efficacia. Si tratta di categorie bistrattate ed umiliate da tutti i governi. Basti ricordare, per quanto riguarda i vigili del fuoco, la vicenda delle pensioni, con il mancato riconoscimento del carattere usurante delle mansioni svolte, o quella dei rischi ambientali, in particolare dovuti ad esposizione ad amianto, non adeguatamente contrastati.

L’attuale agonizzante governo Gentiloni, nato sulle macerie del renzismo che sarebbe ora di sgombrare definitivamente dalla scena, continua ovviamente a caratterizzarsi per assecondare gli aspetti negativi e frustrare quelli positivi della situazione che stiamo attualmente vivendo. Non è un caso che in Italia oggi prosperino le inaccettabili diseguaglianze sia nel reddito che nel patrimonio. Non c’era del resto da aspettarsi nulla di diverso da un governo che è nato facendo orecchie da mercante rispetto alla richiesta di radicali cambiamenti che è venuta dalla valanga di No al referendum del 4 dicembre. Rovesciare le politiche in questione appare invece sempre di più un imperativo urgente e su ciò devono riflettere ed attrezzarsi le forze dell’alternativa.

Per salvare e rilanciare l’Italia occorre rilanciare il concetto dell’interesse pubblico umiliato e sotterrato dalla nostra sciagurata classe dirigente, si chiami essa Pd o Forza Italia. Sollecitando e gratificando le enormi energie sociali e politiche di lavoratori, giovani e donne oggi disperse e sprecate, cominciando con il referendum contro il Jobs Act e attuando politiche redistributive ed egualitarie. Non c’è bisogno di “uomini forti”. Chi li invoca dovrebbe ricordarsi della storia del nostro Paese.