ZERO DAYS di Alex Gibney (documentario). Durata: 116’ (USA 2016) Voto 4/5 (AMP)
Diciotto intervistati e nessuno abbastanza coraggioso da “ammettere la verità”. D’altra parte la parola d’ordine era (ed è)overclassified che in italiano si traduce con “totalmente secretato”. È in tale super-segretezza che nel 2010 fu ideato Stuxnet, un cyber-virus d’inedita aggressività, per la prima volta capace di intervenire sul mondo fisico. A costruirlo furono le intelligence americana e israeliana per conto dei propri governi, decisi a bloccare per sempre le centrali nucleari del nemico iraniano. La messa in funzionamento del malware siglò il passaggio emblematico fra il campo di guerra “reale” e quello “virtuale”, identificando così l’ “anno zero” della cyberwar.
Come di consueto analitico e disturbante, il nuovo documentario del premio Oscar Alex Gibnbey diventa impavidamente “paranoico” come da almeno l’11 settembre è divenuto il suo popolo, sopraffatto dal terrore di ogni genere di attacco e complotto. Nessun dettaglio naturalmente è trascurato nella descrizione dell’escalation di Stuxnet ma la punta di diamante di Zero Days, presentato con successo all’ultima Berlinale, sta nella capacità di estrarre il paradosso concettuale del binomio “segretezza-sicurezza” di cui l’amministrazione Usa si pregia. E a questo proposito dice giustamente Gibney: “L’esasperazione di segretezza di queste armi terribili e sulle operazioni undercover non ci permettono di difenderci da qualcosa che può spazzarci via per sempre”. Esemplare.