SPLIT di M. Night Shyamalan. Con James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Betty Buckley. Durata 147’. (Usa, 2017) Voto 3/5 (DT)
Tre ragazze vengono rapite in pieno giorno da un misterioso maniaco che le rinchiude in uno scantinato e che si rivela poi possedere ben 23 personalità differenti (uomo, donna, gay, bambino, ecc..). Per questo l’uomo è in cura da tempo presso un’anziana psicanalista che scorge in lui prima di tutto potenzialità trascendentali piuttosto che sadica e violenza furia omicida, che poi l’uomo espleterà concretamente. Tra le imprigionate l’unica che sembra resistergli è Casey: dialogando con le diverse personalità dell’uomo prova a depotenziare il suo “disturbo dissociativo dell’identità (DID)”. Come per ogni suo film risulta difficile incasellare Shyamalan in un genere predefinito. Qui, tornato nell’amata Philadelphia, sembra orientarsi su un thriller totalmente accentrato sull’imprevedibile schizofrenia del cattivo alla Vestito per uccidere di De Palma (non a caso Betty Buckley, la gentile Miss Collins di Carrie, interpreta la psicologa). Ad ogni cambio abito, parrucca e tono di voce del protagonista corrisponde una brusca accelerata o frenata del film. Magari non è il suo titolo più intrigante ma Shyamalan rimane maestro nel sospendere l’atmosfera tra brivido e humor muovendo la macchina da presa in modo che il dettaglio che più disperatamente si vuole inquadrare, e che si ha più paura di vedere, rimane scherzosamente fuori vista. Il tocco sovrannaturale tendente al fumettistico sul finale chiude il cerchio di una prova come sempre ispirata e concreta. McAvoy mimeticamente viscido e sconvolgente. Gli occhini indagatori di Anya Taylor Joy/Casey valgono mezzo film.