"È sotto gli occhi di tutti che ci siano due leggi elettorali frutto del lavoro della magistratura. Non è un fatto normale che la magistratura intervenga sull'amministrazione. Vuol dire che la politica non ha fatto bene il suo mestiere", ha detto monsignor Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana nel day after della sentenza della Consulta. "Qualche vescovo - ha aggiunto - si è chiesto come mai negli stessi giorni si sono trovati 20 miliardi di euro per aiutare le banche e si sono rimandati i provvedimenti per la famiglia perché non si trovavano i soldi"
Il voto anticipato? “I politici s’interroghino prima sui suoi errori“. La bocciatura dell’Italicum da parte della Corte costituzionale? “La politica non ha fatto bene il suo mestiere”. Gli aiuti alle banche? “Ritardano quelli alle famiglie e consegnano il Paese ai populisti“.
Nel day after della sentenza della Consulta, che ha dichiarato parzialmente incostituzionale l’Italicum, anche i vescovi italiani intervengono sull’ipotesi del ritorno alle urne. E lo fanno mettendo nel mirino la classe politica italiana. “È sotto gli occhi di tutti che ci siano due leggi elettorali frutto del lavoro della magistratura. La politica non salti subito dalla sedia per decidere quando votare, ma si interroghi sui motivi, perché non è un fatto normale che la magistratura intervenga sull’amministrazione. Vuol dire che la politica non ha fatto bene il suo mestiere”, ha detto monsignor Nunzio Galantino, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana. “A me impressiona questo fatto, ed è drammatico. Non è normale un Paese in cui per prendere ogni decisione debba esserci un organismo che decide se sei legittimato a fare quello che stai facendo, è gravissimo”, ha aggiunto Galantino, nel corso della presentazione della relazione finale della commissione permanente dei vescovi italiani.
Una presentazione densa di commenti sull’attualità politica italiana. A cominciare sull’ipotesi del ritorno alle urne. “Non sono un parlamentare – ha detto Galantino – non sta a noi decidere quando votare. Sono valutazioni di carattere strettamente politico. A noi sta bene qualunque data, purché non sia un diversivo perché tizio prenda la rivincita su caio. Guai se strumenti dati per migliorare vita di una nazione vengano usati per altro. Le elezioni devono essere un modo concreto per risolvere i problemi, non per rimandarli”.
Me il segretario della Cei non si è fermato soltanto a commentare l’attuale fase politica italiana, ma è tornato a mettere nel mirino le scelte del governo sul fronte del Welfare. “Nei giorni della commissione permanente abbiamo denunciato il ritardo del governo nell’attenzione alle famiglie, il motore dell’Italia. Qualche vescovo si è chiesto come mai negli stessi giorni si sono trovati 20 miliardi di euro per aiutare le banche e si sono rimandati i provvedimenti per la famiglia perché non si trovavano i soldi. Ci rendiamo conto che continuare a ritardare la serenità delle famiglie significa ritardare la serenità del paese e consegnarlo in mano ai populisti? Non si combattono i populismi con altri populismi”, è stato l’attacco del presule, che ha chiaramente fatto cenno al decreto del governo per salvare Mps
Un passaggio del dibattito è stato inoltre dedicato al tema dell’immigrazione. Galantino ha infatti sottolineato che “i vescovi italiani chiedono che si stabilisca l’affido a case famiglia per i minori non accompagnati e che si stabilisca uno Ius Soli, o meglio uno Ius Culturae ai bambini che abbiano compiuto un ciclo scolastico in Italia”. “Bisogna ripartire dalla legalità – ha aggiunto – lo dico soprattutto a chi legge in modo strabico le proposte della Chiesa sull’immigrazione. Rispondere a queste due proposte chiave significa iniziare a ridurre la platea degli irregolari. Chiamiamo le persone per quello che sono: non sono tutti irregolari. Il colore della pelle non fa di una persona un irregolare o peggio, come qualcuno dice, un delinquente”.
Ma la commissione permanente dei vescovi ha toccato anche un tema particolarmente delicato: quello della pedofilia. “Non solo i vescovi sono attenti, ma spesso non c’è reticenza né voglia di nascondere”, ha assicurato Galantino, smentendo la tesi diffusa che la pedofilia sia una piaga da attribuire solo alla Chiesa. “Se la pedofilia fosse legata solo a settori del clero, mi riterrei fortunato”, ha commentato del segretario generale della Cei, che ha fatto notare come la piaga degli abusi “tocchi molti altri ambiti: docenti, allenatori, il cosiddetto turismo sessuale”.