Due ex campioni uno di fronte l’altro. Un’intervista sincera ma stanca, quella andata in onda ieri sera su Canale 5. Diego Armando e Maurizio nell’esercizio della memoria ma con l’obbligo dell’attualità. Il nostro punto di vista (come sempre) differente.
Davide Venturi
Caro Marra, come sarebbe andata l’intervista di Costanzo a Maradona alla fine degli anni Ottanta, mentre i due erano al top delle loro rispettive carriere? Quando 2 settimane fa ho sentito parlare di questo incontro televisivo, sono tornato per un attimo adolescente. Ecco svelato l’intento di questo format: L’intervista vuole fare leva sull’humus dei ricordi dello spettatore e farli correre in parallelo con i ricordi dell’intervistato. Ahimè, solo intenzioni. Guardando Costanzo che intervista Maradona, tutta la giovinezza accumulata si è rattrappita. La ragione? Forse la scenografia, composta da un cubo di vidiwall che avvolge i due: probabilmente costruita per far emergere, ogni volta che parte un filmato, una maggior intimità tra Costanzo e Maradona, ma nel suo utilizzo crea un’incolmabile distanza con lo spettatore, che questi contributi non vede mai a pieno schermo. Seduto sul suo divano, lo spettatore finisce con lo “spiare” Maradona che guarda video sul suo passato. In questo format non interessa la costruzione tv del Mito Maradona, ma le reazioni che un Mito come El Pibe de Oro ha nel rivedere il suo passato.
Detto questo, ho speso troppe parole su un aspetto che probabilmente è solo l’alibi di una sconfitta. Con l’amaro in bocca prendo in prestito una battuta del film Million Dollar Baby: ognuno di noi ha a disposizione un certo numero di incontri. E quello tra Maradona e Costanzo non doveva essere organizzato.
Riccardo Marra
Caro Venturi, io invece credo che il matrimonio andava fatto e che è stata una delle cose migliori della TV recente. Ok. No. Non guardarmi così. Aspetta, fammi spiegare! Vedi, ieri dentro quel cubo c’erano due numeri 10: Diego Armando e Maurizio. Due fantasisti, ognuno nel suo campo. Tu mi dirai: “Casomai, due ex fantasisti!” e certo hai ragione. Ma si è «Maradona sempre» (come ha detto Il Pibe durante l’intervista), così come si è Costanzo sempre. E l’intervista è andata all’incrocio comunque, anche se con tiro meno ad effetto. Tu dici: in questo format TV non interessa la costruzione del Mito Maradona, ma cosa ti saresti aspettato? Costanzo non è Minà. Non ha nel suo repertorio il senso dell’epos o l’amore per la storiografia mitica. Ha sempre maneggiato i grandi piccoli sentimenti popolari. Chiede a Diego di amore («non parliamo di alimenti, ma di amore» – dice a un certo punto), di quotidiano, di papà e mammà, di figli. Ma anche Diego ha sempre preferito parlare poco di calcio e più dei suoi fantasmi.
Ma tornando alla TV, sai perché quella di ieri è stata un’intervista in gol? Perché ha fatto emergere delle cose, perché nonostante la fiacchezza restavi lì a seguire la vicenda di un uomo imperfetto. Perché nonostante l’affanno dell’intervistatore, il senso sbocciava senza costruzioni retoriche o spettacolari. Meno dribbling, va da sé. Insomma, ieri è stata una partita tra ex. Con giocatori imbolsiti, stanchi, fiacchi. Ma comunque che classe!