La ricostruzione di Piero Gasparini, che si era separato nel 2010 dalla donna assassinata un anno fa, punta sull'organizzazione che faceva capo a Felice Maniero per spiegare cosa effettivamente sia successo alla sua ex coniuge. Per la sua sparizione ci sono tre assassini in carcere, ma manca il cadavere. E un paio di elementi d'indagine avvalorano la tesi di Gasparini
Gli assassini ci sono. Ma manca il cadavere. E, soprattutto, un movente. Perché in carcere, accusati dell’omicidio di Isabella Noventa, scomparsa il 16 gennaio di un anno fa, ci sono tre persone: il fidanzato, la sorella di lui, e una rivale in amore. Ma il corpo della vittima non è mai stato ritrovato e neppure nel capo d’imputazione contenuto nella richiesta di rinvio a giudizio si esplicita la ragione che avrebbe indotto il terzetto diabolico a sopprimere la donna, mettendo poi in scena una pantomima notturna, per simulare che l’impiegata di 55 anni si fosse allontanata volontariamente. Questo buco nero della ricostruzione, proprio alla vigilia dell’udienza preliminare che si terrà l’1 febbraio nel Tribunale di Padova, lascia quindi spazio a tanti sospetti. Compreso quello dell’ex marito di Isabella che, dopo aver letto le 12mila pagine dell’inchiesta, lancia un sasso pesante. Potrebbe esserci la Mala del Brenta dietro un delitto incomprensibile, che i protagonisti non hanno spiegato in maniera convincente.
Piero Gasparini, 54 anni, che si è separato da Isabella nel 2010, ha rilasciato un’intervista al settimanale Oggi che cade a poco più di una settimana dalla scoperta del tesoro nascosto di Felicetto Maniero, che della mafia del Brenta fu il capo indiscusso, fino a quando decise di pentirsi, consegnando alla giustizia alcune centinaia dei suoi picciotti che mantenevano il controllo delle attività criminali in Veneto a colpi di spietate esecuzioni. E proprio dalle intercettazioni dell’inchiesta riguardante i familiari di Maniero che si godevano milioni di euro e ville in Toscana, è emersa una frase inquietante. “Gli ho detto: ‘Che mi fate fare la fine di Isabella Noventa?’”. A parlare era la seconda moglie del cognato di Maniero che confidava al medico di famiglia le sue paure, dopo aver saputo che Felicetto aveva scoperto chi gli aveva fregato il denaro e chiedeva indietro il maltolto, ovvero il capitale affidato al dentista Riccardo Di Cicco, all’epoca marito di sua sorella Noretta.
Strano riferimento, per due vicende apparentemente diverse. Cosa c’entra Isabella Noventa con la Mala del Brenta? In carcere per l’omicidio ci sono l’ex fidanzato, Freddy Sorgato di 46 anni, la sorella di quest’ultimo, Debora Sorgato di 44 anni, e la tabaccaia Manuela Cacco, di 53 anni, che con Freddy aveva avuto una relazione. Freddy ha detto che Isabella era morta durante un gioco erotico in casa sua, il 16 gennaio 2016, e che aveva poi gettato il corpo nel Brenta, coinvolgendo la sorella Debora e l’amica Manuela solo nella farsa successiva. La Cacco ha invece accusato Debora di aver aggredito e soffocato Isabella, d’accordo con Freddy, mentre lei si era prestata solo ad indossare una giacca a vento e a passeggiare per Padova, nel tentativo di far credere che la donna era ancora viva dopo essersi incontrata con il fidanzato. Debora ha sempre negato tutto.
Il movente? Indeterminato, un impasto di rancori e gelosie che nessuno ha voluto spiegare. Gasparini, invece, la pensa in modo diverso. “La mia ex moglie è stata vittima di un agguato organizzato. Al processo per l’omicidio di Isabella verranno fuori il quarto e anche il quinto uomo. La premeditazione del delitto, la scomparsa del corpo e l’assenza della più piccola traccia di Isabella fanno pensare alla vecchia Mala del Brenta. Gente che non scherza: chi tradisce paga con la vita”. Gasparini è convinto che Freddy abbia mentito. “Freddy e Debora hanno capito che il loro destino processuale è segnato. E cercano di evitare l’aggravante della premeditazione per salvarsi dall’ergastolo. Così lui si è inventato che Isabella è morta accidentalmente durante un gioco erotico spinto. Certo, all’organizzazione dell’omicidio hanno partecipato anche loro, costruendo una messinscena per depistare le indagini. Ma la scomparsa di Isabella l’hanno organizzata per conto di altri ai quali l’hanno consegnata, consapevoli di quanto doveva succedere”.
L’ex marito ha espresso a Oggi una convinzione, che è anche una pista. “Isabella era una donna attenta e intelligente, potrebbe aver scoperto un segreto enorme negli affari di Freddy. O aver visto qualcuno di molto importante che non doveva apparire nei loschi traffici del suo fidanzato. A questo punto Freddy e Debora hanno deciso di farla sparire. Ma, non essendone capaci, hanno dovuto accettare l’intervento di qualcuno che si sentiva minacciato dalle rivelazioni di Isabella”. E’ una ricostruzione molto diversa da quella ufficiale. “In realtà Isabella quella sera non è mai entrata nell’auto di Freddy e non è stata a casa sua. Ecco perché non si è scoperta una sola traccia. Fuori dalla pizzeria, dove sono stati a cena, c’erano altri ad aspettarla. L’hanno costretta a salire sulla loro auto e l’hanno fatta sparire. Per questo non si trova più il suo corpo”.
Sono parole che rieccheggiano quelle pronunciate un anno fa dall’avvocato Gian Mario Balduin, che assiste la famiglia Noventa, parte lesa nel processo, secondo cui la gelosia non bastava a spiegare il delitto, forse Isabella aveva scoperto qualcosa di losco nelle attività di Freddy. “Diversi appartamenti di proprietà di Sorgato, secondo una nostra indagine, risultano sfitti e solo di tanto in tanto dati in uso dietro congrui compensi a personaggi importanti, legati in passato proprio alla mala del Brenta” aveva spiegato il legale. Le indagini della polizia hanno poi portato a scoprire inquietanti legami. Manuela Cacco, infatti, fu sposata a Smeraldo Marigo di Campagna Lupia, personaggio di primo piano nell’organizzazione. Assieme a lui era stata processata (e condannata a due anni) per alcune rapine agli orafi avvenute tra il 2004 e il 2006, quando Maniero era però stato arrestato da tempo. La donna aveva frequentato i componenti delle “batterie” che negli anni Novanta facevano riferimento a Felicetto.