Creare associazioni giovanili e non per gonfiare a dismisura il proprio bacino di voti: negli anni si sono moltiplicati i casi, nel silenzio del Coni e il tutto avallato dalle sentenze dei vari Tribunali federali. E fu così che a Marano, in provincia di Napoli, ci sono 12 società di pallamano juniores (di molte nessuno conosce l'attività agonistica). Peggio ancora a Messina, dove sono spuntate 61 associazioni ciclistiche: molte sono inesistenti, ma le hanno fatte votare ugualmente
Il problema non è neanche più chi viene eletto, ma chi vota: nelle elezioni dello sport italiano succede di tutto. Ed è anche per questo che le Federazioni sono diventate dei feudi di potere inespugnabili. Alle urne ci vanno società che forse non esistono neppure, come successo per anni nel pentathlon, dove la vecchia classe dirigente si è appena ripresa il potere. I sospetti si allargano ad altre discipline, nelle Federazioni più piccole, dove è facile creare associazioni per influenzare il voto e difficile vigilare. Dall’hockey su prato alla pallamano, passando per il ciclismo, solo per citarne alcune. Così può capitare che nelle scuole di un paesino di Napoli spuntino squadre giovanili come funghi, e che al seggio si presenti addirittura una suora. O che in Sicilia possano contare società che la giustizia sportiva ha dimostrato essere false, ma a cui non è stato tolto il diritto di voto. Vicende particolari di un problema generale: tutto o quasi è lecito, avallato dalle sentenze dei vari Tribunali federali, spesso nel silenzio del Coni.
MIRACOLO A MARANO: “HANDBALL CITY” ALLE PORTE DI NAPOLI – Pallamano, Marano: in questo piccolo Comune in provincia di Napoli ci sono addirittura 12 società giovanili di pallamano, più che nell’intera Regione. Tutte under 12 (la categoria minima richiesta per avere un voto), disputano un torneo a sé ma nessuna partecipa ad un campionato seniores. Che fine facciano questi ragazzini amanti della pallamano, di cui non c’è più traccia superati i 14 anni, è una domanda che ha fatto nascere il sospetto in diversi appassionati locali, culminato in un esposto alla Procura del Coni. Nel documento si mettono in risalto “i codici federali che dimostrano una affiliazione seriale”, e si avanzano dubbi “sul carattere fittizio di questa pseudo attività agonistica”, per la mancanza di documentazione e gare fissate in orari in cui le scuole di riferimento sono chiuse. L’accusa è che si tratti di finte associazioni create per alterare le elezioni. Anche perché lo stesso schema si ripeterebbe pure nel Lazio e in Calabria, in particolare a Reggio dove altre 19 associazioni giovanili sono registrate allo stesso numero civico. L’esposto, però, non ha avuto grandi risultati. O meglio, una pesante squalifica è arrivata, ai danni del denunciante però: dieci mesi di inibizione all’avvocato Mario Cirillo, tacciato di “evidente non conoscenza del regolamento” dal Tribunale federale che ha concluso per “l’infondatezza dell’impianto accusatorio”. Solo dopo sono seguite anche delle sanzioni (molto leggere, invero) per alcune società citate nell’esposto. Una contraddizione? Di certo nella tornata regionale per la scelta dei grandi elettori che dovranno votare per la guida della Federazione, la maggioranza del presidente Francesco Purromuto ha vinto sia in Campania che in Calabria: in carica da 16 anni, a marzo attende la riconferma per il sesto mandato.
CICLISMO: LE SOCIETÀ SONO FALSE, MA VOTANO – Per la giustizia sportiva quanto avviene nella pallamano è pienamente legittimo. Ma non sarebbe la prima volta che nelle Federazioni minori qualcuno si inventa delle società per influenzare il voto. È successo nel ciclismo, ad esempio: in Sicilia, terra di Vincenzo Nibali, e di numerosi altri appassionati a quanto pare; pur non avendo grande tradizione, l’isola è la quinta Regione italiana per delegati. Sarà anche perché qualcuno in passato ha fondato squadre di ciclismo senza ciclisti: lo scorso anno Giovanni Duci, dirigente locale nonché vicepresidente della FederCiclismo, è stato inibito per quattro mesi per “avere alterato il processo di formazione ed espressione delle scelte elettorali creando artificialmente una serie di associazioni sportive al fine di incrementare il proprio bacino elettorale piuttosto che la pratica sportiva”. Parliamo di 61 società (solo in provincia di Messina; non sono stati presi in considerazioni altri territori sospetti), di cui 20 addirittura prive di tesserati e 40 che di fatto non svolgevano alcuna attività. Ebbene: nonostante chi le dirigesse fosse stato squalificato, queste società fittizie hanno regolarmente votato alle ultime elezioni federali, contribuendo alla riconferma di Renato Di Rocco. Un ricorso aveva pure chiesto la loro esclusione, ma il Tribunale Federale si è dichiarato “non competente”. Le società sono false, ma possono votare: non fa una piega. Ora tocca al Coni dire cosa ne pensa.
I PRECEDENTI DI HOCKEY E PENTATHLON: RINNOVAMENTO O RESTAURAZIONE? – Sempre in Sicilia un’indagine simile c’è stata anche nell’hockey su prato: l’ex presidente della Fih, Luca Di Mauro, è stato accusato e assolto, ma squalificato per un’altra vicenda amministrativa. Intanto la Federazione è stata commissariata, ma alle ultime elezioni (in cui Sergio Mignardi ha battuto tra le polemiche William Grivel) i club votanti erano praticamente gli stessi di tre anni fa, nonostante le denunce. Anche qui non sono mancati i ricorsi: una società sarda, il Cus Cagliari, era commissariata ma ha potuto votare regolarmente. Stesso, vecchio scandalo pure nel pentathlon: l’ex presidente Lucio Felicita, in carica per 17 anni, aveva “instaurato un vero e proprio sistema fondato sulla creazione e la gestione di associazioni sportive, pur non essendo operative ma utilizzate esclusivamente quale bacino di assemblee elettive”. Per questo è stato radiato nel 2015. Curiosamente, si tratta proprio dell’unica Federazione (insieme agli sport equestri ) in cui in questa tornata il presidente uscente (Valter Magini) è stato battuto alle urne. Un’impresa buona solo per le statistiche, però. Il neo-eletto Fabrizio Bittner era un consigliere dell’ex presidente radiato, coinvolto anch’egli nell’inchiesta ma uscitone indenne. Dopo due anni la vecchia classe dirigente si è ripresa il potere: nello sport italiano rinnovamento può anche essere restaurazione.