La multinazionale tedesca Bosch sfida Donald Trump e si espone ai dazi che il neo presidente minaccia di introdurre sui prodotti importati dai Paesi confinanti con gli Usa. Il gruppo ha infatti confermato i propri investimenti in Messico per il 2017. L’annuncio è arrivato da Werner Struth, membro del consiglio di amministrazione, durante un incontro con la stampa internazionale a Stoccarda. “E’ trascorsa solo una settimana dall’insediamento del nuovo Presidente”, ha aggiunto Struth. “Bisogna vedere quali saranno gli sviluppi e le decisioni prese della nuova amministrazione. Seguiamo con attenzione quel che succede”. E alla domanda se i vertici abbiano già incontrato Trump ha riposto: “Non siamo ancora stati invitati”.
Dal 2012 al 2016 Bosch ha investito 1,3 miliardi in Usa e 400 milioni in Messico. Negli Usa ha 50 siti, di cui 23 produttivi, in Messico 11. Il gruppo è coinvolto nel Dieselgate perché produce la maggior parte delle centraline finite al centro dello scandalo legato alle emissioni truccate. Entro fine gennaio i legali Bosch presenteranno all’autorità giudiziaria Usa una proposta di accordo mettere fine ai contenziosi civili. Per gli avvocati Usa impegnati nella class action davanti alla corte federale di San Francisco il gruppo tedesco avrebbe avuto un ruolo centrale nello sviluppo del software delle centraline incriminate.
Struth non ha voluto fare ulteriori commenti in quanto, ha spiegato, il giudice Usa ha imposto riservatezza sul tema. Non ha quindi spiegato se siano stati fatti ulteriori accantonamenti nel bilancio, oltre ai 650 milioni di euro messi da parte nel 2016 per coprire eventuali multe e risarcimenti. La cifra sarà resa nota alla conferenza stampa sui dati ufficiali di bilancio prevista per inizio maggio.