Dopo il caso di Ama, anche la municipalizzata dei trasporti capitolina valuta di mettere alla porta i dipendenti assunti fra il 2008 e il 2010. I giudici hanno condannato per abuso d'ufficio quattro ex dirigenti con l'accusa di aver assunto "amici e conoscenti"per "chiamata diretta". I sindacalisti: "I lavoratori non c'entrano negli errori della burocrazia. Se mi chiamano per un posto di lavoro, io vado: è colpa di chi mi assume"
L’Atac sta valutando la possibilità di licenziare i dipendenti la cui assunzione è legata allo scandalo “Parentopoli“, fra il 2008 e il 2010. A confermarlo è l’allarme lanciato dai sindacati Fit Cisl, Filt Cgil e Sul, che mettono in guardia l’azienda capitolina dei trasporti dal compiere atti “che andrebbero a scaricare sui lavoratori responsabilità in capo ad altri“. Il numero delle persone coinvolte in questa operazione potrebbe variare dalle 30 fino addirittura alle 150 unità, a seconda delle valutazioni legali che saranno fatte sulla base delle recenti sentenze di primo grado. Il 15 dicembre scorso, infatti, i giudici dell’ottava sezione penale del tribunale di Roma hanno condannato per abuso d’ufficio quattro ex dirigenti, fra cui l’ex amministratore delegato Adalberto Bertucci. L’accusa era quella di aver assunto “amici e conoscenti” benché buona parte dei candidati scelti per “chiamata diretta” fosse “priva dei requisiti necessari”: ne beneficiarono, secondo l’accusa, tra gli altri, una ex cubista di discoteca, un ex estremista di destra, un paio di familiari degli imputati e un assistente bagnino. Determinante sarà leggere le motivazioni – attese a giorni – della sentenza legata proprio alla condanna dell’ex manager nominato ai tempi dell’amministrazione comunale guidata da Gianni Alemanno.
IL PRECEDENTE
L’appiglio legale riguarda una vicenda analoga avvenuta in un’altra società capitolina, l’Ama, azienda che nella Capitale gestisce la raccolta dei rifiuti. Nel 2015 i giudici condannarono per abuso d’ufficio e falso 4 ex dirigenti, fra cui l’ex ad Franco Panzironi (coinvolto anche nell’inchiesta Mafia Capitale). All’interno dei dispositivi delle sentenze, furono pubblicati nomi e cognomi delle persone assunte irregolarmente – “frutto di decisioni arbitrarie e clientelari” – dalla municipalizzata fra il 2008 e il 2009. Una volta acquisite le motivazioni, l’ex presidente Daniele Fortini autorizzò il licenziamento per 60 dei 64 fra dipendenti e autisti coinvolti nella vicenda, vincendo via via i ricorsi che gli stessi ex lavoratori hanno presentato a proprie spese. Un’operazione molto dolorosa dal punto di vista umano, dalle parti di via Calderon de la Barca, visto che gli ex dipendenti – per lo più persone non certo abbienti – sono stati condannati anche alle corresponsione delle spese legali. “Nel caso di Atac – commenta Ignazio Cozzoli, consigliere capitolino ex Lista Marchini ed esperto di diritto del lavoro – bisognerebbe capire se risulterà determinante l’applicazione della Legge Brunetta. In tal caso, dovrebbero saltare gran parte degli assunti in quel periodo, fino a 300 persone. Premesso che sono contrario a qualsiasi tipo di licenziamento, su questa vicenda si è già pronunciata la Corte dei Conti, quindi secondo me la lettura giuridica deve partire da quella sentenza”.
SINDACATI ALL’ATTACCO
Per il momento, però, quella del licenziamento dei dipendenti assunti durante la Parentopoli è solo un’ipotesi. La dirigenza Atac dovrebbe valutare innanzitutto la sussistenza legale di un’operazione del genere e anche l’opportunità, ma tutto ciò solo alla luce delle motivazioni delle sentenze. I sindacati, tuttavia, mettono le mani avanti e annunciano che si opporranno a provvedimenti che risulteranno discriminatori dei lavoratori “incolpevoli”. “In tutta questa storia i lavoratori non c’entrano nulla – sottolinea Gianluca Donati, segretario del Fit Cisl di Roma e Lazio – Se qualcuno ha sbagliato a fare delle assunzioni in funzione di un inquadramento o di una presunta necessità, non è colpa di chi è entrato in azienda. Sono i dirigenti che devono pagare, su disposizione della magistratura. Il precedente di Ama? Lì c’è stata una falsificazione dei documenti che qui sembra non essere avvenuta”. Gli fa eco Daniele Fuligni della Filt Cgil: “Tendenzialmente potrei anche essere d’accordo – spiega – tuttavia bisognerebbe dimostrare che queste assunzioni sono state illegittime, altrimenti si rischia di fare un ulteriore danno all’azienda e ai romani”. Più risoluto Renzo Coppini, segretario regionale del Sul: “I dipendenti non c’entrano negli errori della burocrazia – dice – Se mi chiamano per un posto di lavoro, io vado: è colpa di chi mi assume, non mia. Ci opporremo fortemente a un’operazione di questo genere”.
OPERAZIONE CONTROLLORI
Nel frattempo, Atac ha avviato una ricerca interna, destinata agli impiegati amministrativi, per 290 fra operatori di stazione e controllori. Per il momento, la “riqualificazione in ruoli operativi” è su base volontaria, ma per alcune sigle sindacali ricorda l’operazione avviata dall’amministrazione di Ignazio Marino che portò nel 2014 alla certificazione di oltre 300 esuberi, conclusasi poi con un sostanziale nulla di fatto. “Perché non si va a stanare e reimpiegare quelle risorse imboscate ma con mansione di verificatore? A chi fa comodo tutto ciò?”, attacca Claudio De Francesco, segretario regionale Faisa Coinfail. Contestualmente, starebbe per partire anche una selezione interna per creare una commissione antifrode, il cui ruolo di responsabile potrebbe essere affidato a Bianca Maria Zama, già candidata alle Europee con il Movimento 5 Stelle.