A Milano e in altri comuni le amministrazioni pubblicano bandi con l’obiettivo di reperire alloggi privati che possano tamponare l’emergenza abitativa, mentre nella Capitale è in atto una vera e propria guerra tra poveri. Nei giorni scorsi, per esempio, una famiglia egiziana non è entrata nell’alloggio popolare che gli era stato regolarmente assegnato (ma occupato da una coppia di italiani), per paura di ritorsioni da parte di militanti di estrema destra. Secondo l’associazione Federcasa sono circa 650mila in Italia le domande inevase di alloggi popolari inoltrate da famiglie a cui il comune non può assegnare la casa anche se ne hanno diritto e rientrano nelle graduatorie municipali. Nel 2015, tra le grandi città, è Roma quella dove sono stati eseguiti più sfratti. Nella Capitale oggi si contano oltre 10mila famiglie in graduatoria. E se due anni fa, rispetto al 2014, ci sono state meno sentenze di sfratto ed è stato emesso un provvedimento ogni 399 famiglie (era uno ogni 333 l’anno precedente) è pur vero che sempre più inquilini si trovano nell’impossibilità di pagare l’affitto. Le cause di sfratto per morosità incolpevole sono all’incirca al 90 per cento.
IL CASO DI ROMA – Nella Capitale sono 10mila le famiglie in graduatoria. Una situazione venutasi a creare dopo anni di mancanza di regole, che hanno permesso che anche Mafia Capitale facesse affari con l’emergenza abitativa. Nel frattempo continuano ad aumentare le tensioni sociali. L’ultimo episodio qualche giorno fa, in periferia. Al quartiere Trullo una famiglia egiziana, madre, padre e quattro figli regolarmente residenti in Italia ha preferito non entrare nell’alloggio popolare che gli era stato regolarmente assegnato dal Comune di Roma per paura di ritorsioni. Perché per vivere in quella casa, in uno stabile di via Montecucco, la mattina era stata sgomberata una coppia di occupanti abusivi, due giovani italiani, di cui lei minorenne e incinta al settimo mese. A intimorire la famiglia egiziana è stata la protesta di alcuni militanti di estrema destra al grido di “Prima gli Italiani“. Morale: gli assegnatari sono andati via e la casa è stata rioccupata dalla coppia di italiani. Era già accaduto il 6 dicembre a San Basilio: gli abitanti della case popolari avevano impedito a una famiglia marocchina di prendere possesso di un appartamento assegnatole dall’Ater. Un episodio simbolo del vuoto che ad oggi resta, se la delega alle Politiche abitative dopo sette mesi non è stata ancora assegnata, come sottolineato più volte dall’Unione Inquilini di Roma. Il tutto mentre l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che mesi fa sembrava il papabile candidato per la delega, continua a sottolineare la necessità di migliaia di case popolari, prospettando anche la possibilità di riqualificare vecchi edifici pubblici in dismissione e, tra questi, anche ex caserme.
IL DISAGIO ABITATIVO E LA SPESA PER GLI ALLOGGI – Un dato importante per capire la gravità del disagio abitativo nelle diverse regioni d’Italia è quello relativo agli sfratti, pubblicato annualmente dal ministero dell’Interno. Su 64.676 sfratti eseguiti nel 2015, oltre 57mila (quindi più dell’88%) sono dovuti a morosità. E, come sottolineato dall’osservatorio civico Open Polis “il rapporto tra numero di provvedimenti di sfratto emessi e famiglie residenti nel territorio restituisce un’informazione sintetica su quante famiglie ogni anno si trovino, spesso per morosità, in condizione di immediata necessità di una sistemazione”. Proprio prendendo in considerazione questo rapporto, secondo i dati 2015, mentre la media nazionale si attesta a uno sfratto ogni 399 famiglie, le regioni con le situazioni peggiori sono sono Liguria (uno sfratto ogni 261 famiglie), Lazio (1/301), Toscana (1/306), Emilia Romagna (1/324), Abruzzo (1/346), Lombardia (1/358), Puglia (1/368) e Campania (1/376). La provincia che denuncia la situazione più grave è Roma con uno sfratto ogni 272 famiglie, seguita da Genova (1/317), Firenze (1/323), Palermo (1/324), Napoli (1/335), Verona (1/353), Milano (1/357) e Bologna con uno sfratto ogni 369 famiglie. Ma quali città spendono di più in edilizia residenziale? Milano è il Comune con la maggior spesa (oltre 75 euro pro capite), seguita da Venezia (42 euro per ogni abitante) e Firenze (35,84 euro) e poi Bari, Napoli, Padova e Bologna. Roma è ottava nella classifica delle città che spendono di più in edilizia residenziale. Nelle ultime posizioni Palermo, Genova (seconda per sfratti) e Trieste, tutte con meno di 5 euro per ciascun residente.
MILANO TRA OBIETTIVI AMBIZIOSI E PROVVEDIMENTI TAMPONE – A Milano su 70mila appartamenti di edilizia popolare, 10mila sono vuoti, ma le famiglie in lista di attesa sono 24mila. Il sindaco Giuseppe Sala ha annunciato che vuole azzerare i vuoti in due anni. Oggi, però, bisogna far fronte all’urgenza. Così nei giorni scorsi il Comune di Milano ha annunciato la pubblicazione di un bando con l’obiettivo di trovare alloggi privati per ospitare temporaneamente chi si trova in emergenza abitativa perché sfrattato o in attesa di un alloggio popolare. Si cerca la disponibilità anche di singole stanze in affitto per un periodo minimo di 18 mesi fino ad un massimo di 5 anni. Con un finanziamento della Regione di circa 670mila euro, il Comune darà ai proprietari un contributo a parziale copertura del canone dovuto dagli inquilini, tra i 200 e i 600 euro al mese, variabili a seconda dell’ampiezza dello spazio occupato. D’altro canto, sempre a Milano, a dicembre il Comune ha richiesto formalmente ai liquidatori della società Expo di poter utilizzare l’ex campo base di Rho, a circa due chilometri dall’area espositiva, proprio per accogliere persone in grave emergenza abitativa, come senza fissa dimora, famiglie o persone sole sfrattate per morosità.
GLI ALTRI COMUNI A CACCIA DI ALLOGGI – Ma quello di Milano non è l’unico comune alle prese con la ricerca di alloggi privati per tamponare l’emergenza abitativa. Intanto, nella stessa capitale il Comune a maggio scorso aveva a pubblicato un avviso pubblico per reperire più di 3mila appartamenti. Sempre nei giorni scorsi, invece, ha suscitato diverse polemiche la decisione del Comune di Cosenza di ricercare immobili privati e pubblici da destinare all’emergenza abitativa. Le manifestazioni d’interesse dovranno giungere entro il 27 febbraio. Per il comitato Prendo casa un “regalo ai proprietari di appartamenti, mentre si vende il patrimonio pubblico e si sottoutilizza quello esistente”. A Perugia, invece, dove gli alloggi pubblici a canone sociale o agevolato sono tutti assegnati, il Comune è pronto ad acquistare 12 alloggi dai privati. L’amministrazione di Andrea Romizi intende investire quasi 1 milione e 300mila euro, poco più di 100mila euro ad appartamento. A Bergamo, invece, per l’emergenza abitativa ci sono due bandi già aperti e un terzo imminente, per i quali sono stanziati 711mila euro. In questo caso, però si tratta di progetti a sostegno della morosità incolpevole di nuclei familiari in condizioni di emergenza.