Il regista iraniano Ashgar Farhadi non potrà partecipare alla Notte degli Oscar 2017 a causa dei decreti anti immigrazione musulmana firmati dal presidente Usa Donald Trump. L’autore de Il Cliente, ancora in parecchie sale italiane, come del resto produttori e attori del film, non potrà entrare negli Stati Uniti prima del 26 febbraio 2017 quando al Dolby Theatre di Los Angeles verrà consegnata tra le altre, la statuetta come Miglior film straniero, categoria in cui il film concorre con buone chance di vincere. Trump ha infatti siglato un ordine esecutivo un paio di giorni fa in cui si sospende l’ingresso dei rifugiati negli Usa per 120 giorni, imponendo un divieto a tempo indeterminato per i rifugiati dalla Siria. Un divieto di 90 giorni è stata poi posto anche sui cittadini altri sei paesi a maggioranza musulmana: Libia, Somalia, Sudan, Yemen, Iran e Iraq.
E se le conseguenze di questa decisione presidenziale sull’immigrazione hanno fatto subito andare in tilt aeroporti, compagnie aeree e agenzie di viaggio, sono bastate poche ore fa registrare le ripercussioni anche nel mondo della cultura, addirittura sulla sacra notte degli Oscar, non proprio il luogo in cui Trump viene adorato come maitre a penser. Prima che il divieto venisse ufficialmente esteso a Farhadi, era stata la protagonista del film Il Cliente, Taraneh Alidoosti, ad annunciare il boicottaggio della Notte degli Oscar per protesta contro gli atti governativi “razzisti” del presidente che ancora dovevano essere firmati da Trump. Nelle scorse ore è invece arrivata la risposta dell’Academy. “Come sostenitori dei cineasti – e dei diritti umani di tutte le persone – in tutto il mondo, troviamo estremamente problematico il fatto che Asghar Farhadi, il regista del film iraniano vincitore dell’Oscar Una Separazione, assieme al cast e la troupe del film nominato all’Oscar di quest’anno Il Cliente, possano subire il divieto di ingresso nel paese a causa della loro religione e del paese da cui vengono”. Anche dall’account Twitter del Tribeca film festival, diretto da un altro acerrimo nemico di Trump, Bob De Niro, è arrivata una severa ammonizione all’accaduto: “Al candidato all’Oscar Asghar Farhadi è stato vietato di entrare negli Stati Uniti per partecipare alla cerimonia di febbraio. Tutto ciò è doloroso e inaccettabile”. Anche numerosi attori e registi si sono scatenati sui social in segno di protesta, tra cui Mark Ruffalo, Michael Moore, e in difesa del “suo caro amico Farhadi” anche la regista di Selma, Ava DuVernay.
Farhadi ha vinto nel 2012 l’Oscar come miglior film straniero per Una separazione, ed è stato il primo regista iraniano a vincere un Oscar in quasi 90 anni di storia dell’Academy. Ne Il cliente, la base drammaturgica su cui si sviluppa l’intero plot è oltretutto il testo Morte di un commesso viaggiatore, dello statunitense Arthur Miller. Va anche aggiunto che Farhadi, pur con gli usuali e scontati problemi con la censura (ce n’è cenno con una certa dolente ironia anche nel film stesso) non è mai stato artista inviso al regime iraniano che invece per altri suoi colleghi ha fatto scattare le maglie della censura e le medievali leggi contro la libertà d’espressione. Due casi su tutti: il regista Jafar Panahi (Il cerchio, Offside, Taxi) che negli ultimi anni è stato arrestato più volte dalle autorità iraniane “per crimini contro la sicurezza nazionale” (oggi risulta ancora ai domiciliari) e che già nel 2001 proveniente dall’Argentina e dopo aver partecipato ad un festival diretto ad Hong Kong aveva avuto un brutto inconveniente al JFK di New York dov’era stato arrestato dalle autorità statunitensi per futili motivi e poi rilasciato dopo 24 ore; e il giovanissimo autore Keywan Karimi, all’ultima SIC del Festival di Venezia con Drum, che dal novembre scorso sta scontando un anno di carcere e 223 frustate di punizione per aver fatto propaganda ai danni dello Stato con un suo documentario che aveva per tema i graffiti come strumento di comunicazione politica.
Per la vittoria dell’Oscar come miglior film straniero Il cliente, sicuramente senza il suo regista Farhadi in sala, se la vedrà la notte del 26 febbraio 2017 con il favoritissimo film tedesco Toni Erdmann di Maren Ade, con il danese Land of Mine, l’australiano Tanna, e con Ed è solo la fine del mondo, dell’insuperabile regista canadese Xavier Dolan.