Il presidente dell'organismo di vigilanza, Andrea Enria, ha detto che le sofferenze dovrebbero essere vendute a questa società di gestione unica al loro valore economico reale, invece che al prezzo di mercato. Entro tre anni dovrebbero essere cedute e la bad bank dovrebbe accollarsi le eventuali perdite. D'accordo il capo del fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling: "Un qualche ruolo del settore pubblico sarà probabilmente necessario"
L’Unione europea dovrebbe creare una bad bank unica per gestire i 1.061 miliardi di euro di crediti deteriorati delle banche dell’Eurozona, che sono un ostacolo alla crescita economica. L’auspicio arriva da Andrea Enria, presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba), l’organismo di vigilanza che ha il compito di supervisionare i gruppi bancari “di rilevanza sistemica”, cioè i più grandi tra quelli con sede nell’area euro.
Secondo Enria le banche potrebbero vendere i crediti problematici a questa società di gestione paneuropea a un prezzo pari al loro valore economico reale, invece che al prezzo di mercato, e la bad bank avrebbe tre anni per rivendere i crediti. A quel punto “se non si riesce a ottenere questo valore, la banca deve accollarsi l’impatto del prezzo di mercato”, ha spiegato l’economista. “Una ricapitalizzazione sarebbe esercitata dal governo nazionale come aiuto di Stato con la piena condizionalità che accompagna tale misura”.
Il capo del fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling, ha concordato sul fatto che in effetti “un qualche ruolo del settore pubblico sarà probabilmente necessario” per risolvere il problema. “Questa idea è benvenuta, è una proposta politica valida”, ha aggiunto il tedesco. “Si tratta di una proposta che non prevede la mutualizzazione del rischio, il che è un vantaggio dal punto di vista politico”. Inoltre, “i passaggi ipotizzati aiutano a stabilire una soluzione di mercato” anche se “certamente ci sono varie questioni aperte: la ‘governance’, il finanziamento, il ruolo dei governi”.
L’Italia, ha ricordato Enria, conta crediti problematici per 276 miliardi di euro, l’ammontare più alto di tutta l’Unione, ma dieci Stati Ue hanno un tasso di sofferenze (il rapporto tra prestiti e Npl) superiore al 10%, ben sopra il dato a una cifra che si registra negli Usa.