Il figlio di don Vito è stato ritenuto colpevole di aver falsamente accusato di minacce l'ex 007 Piraino nel 2009, quando risiedeva nel capoluogo emiliano. Era stato arrestato nei giorni scorsi dopo che la condanna per detenzione d'esplosivo era diventata definitiva
Una nuova condanna piomba sul capo di Massimo Ciancimino. Questa volta il figlio di don Vito è stato condannato a tre anni e sei mesi per calunnia nei confronti di Rosario Piraino, funziorio dell’Aisi. Imputato davanti al tribunale di Bologna Ciancimino Junior è stato ritenuto colpevole di aver falsamente accusato di minacce Piraino nel 2009, quando risiedeva nel capoluogo emiliano.
Per Ciancimino il giudice Aldo Resta ha emesso una condanna persino più severa rispetto ai tre anni chiesti dal pm Enrico Cieri. Il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo è stato anche condannato ad un risarcimento di 20 mila euro alla presidenza del Consiglio, costituita parte civile e rappresentata dall’avvocato Mario Zito.
I fattiioggetto del processo sono legati alla denuncia depositata da Ciancimino nel 2009: aveva accusato di minacce un uomo, poi individuato in Piraino. Furono avviate indagini e l’accusa fu smentita dai filmati delle telecamere installate a insaputa dell’imputato fuori dalla sua casa. L’ex agente aveva anche fornito alcune prove per confermare che il 3 luglio 2009, giorno in cui secondo Ciancimino avvennero le minacce, non era a Bologna, ma in servizio a Palermo. L’inchiesta fu dunque mandata verso l’ archiviazione dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e poi archiviata definitivamente. Una volta cadute le accuse, è partito il procedimento per calunnia contro Ciancimino. In sede civile Piraino, che in questo processo aveva la veste di persona offesa, ha già ottenuto un risarcimento di 50 mila euro dal tribunale di Palermo.
Durante l’emissione della condanna penale in primo grado, invece, l’imputato non era presente in aula. Ciancimino, infatti, è detenuto in carcere: è stato arrestato dopo che la condanna a 3 anni per detenzione di esplosivo è diventata definitiva e la procura di Palermo ha chiesto e ottenuto la sospensione dell’indulto.