Rimane aperta la polemica interna al Partito democratico scatenata domenica a In mezz’ora dal presidente della Puglia Michele Emiliano, che aveva chiesto la convocazione del congresso da parte di Matteo Renzi, aggiungendo che “se non lo fa, è lui che apre la scissione”. Il presidente del Pd Matteo Orfini è tornato sul punto, sottolineando come “da statuto il congresso non si può celebrare prima di giugno“. “Noi – ha spiegato – possiamo convocarlo sei mesi prima della scadenza. La scadenza naturale è a dicembre, quindi al massimo lo si potrebbe convocare per giugno, prima il nostro statuto lo vieta“.
“Io credo che in questo momento il nostro popolo voglia unità, stiamo provando a praticarla – ha aggiunto Orfini – veniamo da due giorni a Rimini in cui abbiamo discusso insieme con gli amministratori di tutte le anime del partito, sindaco, presidenti di regione”. “Mi spiace che qualcuno invece di venire a discutere con noi abbia preferito andare in televisione ad attaccare, accusare, dire bugie, e provare a dividere il partito”, ha affermato, con un altro chiaro riferimento a Emiliano.
Al di là della data del congresso, il contesto è quello delle possibili divisioni interne ai democratici, dopo che sabato la minoranza si è data appuntamento a Roma con Sinistra Italiana, per ripartire dai Comitati del No, come ha annunciato Massimo D’Alema. Lo stesso giorno in cui Renzi ha convocato a Rimini l’assemblea degli amministratori locali del Pd. Orfini di D’Alema aveva già detto: “Chi in passato ha avuto più di un’occasione per cambiare il paese prima di alzare il ditino potrebbe spendere 30 secondi per fare autocritica”. A margine di un convegno in sala Zuccari, a Palazzo Giustiniani, il presidente del partito è tornato all’attacco di chi ha disertato l’incontro con il segretario: “La scissione sicuramente non fa bene alla sinistra, la storia della sinistra è piena di scissioni che non hanno quasi mai fatto bene agli scissionisti”.
Orfini ne ha approfittato anche per rilanciare la corsa alle urne: “Vogliamo accelerare e chiederemo alle altre forze politiche di discutere della legge elettorale”, ha chiarito, confermando che la legge elettorale era il tema dell’incontro a Palazzo Chigi tra i capigruppo Zanda e Rosato, il ministro Finocchiaro e il premier Gentiloni. “Noi siamo disponibili a discutere, abbiamo fatto una proposta – ha aggiunto parlando del Mattarellum – poi naturalmente siamo disponibili a verificare se ci sono ipotesi differenti che possano trovare una condivisione larga. Penso che si possano fare le modifiche necessarie e tornare al voto entro una data ragionevole che può essere giugno, se invece prevarrà la volontà di non cambiare nulla, le altre forze politiche dimostreranno di non fare sul serio ne prenderemo atto”.