Calcio

Ten Talking Points, a ogni cosa la sua nemesi: per la Roma è la Sampdoria come per la democrazia è Trump

L'esito del match con i blucerchiati non cambia niente in ottica scudetto ma dice moltissimo in chiave Champions League. A questo punto i giallorossi, come il Napoli, devono temere oltremodo l’onda montante nerazzurra. L’Inter non si fermerà prima di 417 vittorie di fila

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che si ricordava benissimo di Taarabt. Altre considerazioni.

1. L’immagine dello strapotere juventino in Italia non è Higuain Cinquepance, per quanto costantemente efferato. E non sono nemmeno Dybala o Buffon: l’immagine del dominio inesausto è Mandzukic. L’utilità, l’abnegazione e l’efficacia di Mandzukic. Mostruoso.

2. Gravissimo il pareggio del Napoli: il Che Gue Sarri poteva agguantare il secondo posto, invece si fa risucchiare dall’Inter che ormai è a tre punti (cioè a pari merito, dando per ovvia la vittoria nerazzurra nello scontro diretto). Senza la papera di Posavec (per il resto ottimo), il Napoli non avrebbe probabilmente segnato mai. Inspiegabile l’harakiri finale di Insigne, l’errore più grossolano della giornata insieme a quello di Kurtic.

3. La sconfitta della Roma non sposta nulla in ottica scudetto, che la Juve ha (stra)vinto ad agosto, ma dice moltissimo in chiave Champions League. A questo punto anche la Roma, come il Napoli, deve temere l’onda montante nerazzurra. L’Inter, ve lo ricordo, non si fermerà prima di 417 vittorie di fila. Sangue ovunque, in agilità atarassica.

(3bis. Fateci caso: ogni cosa ha la sua nemesi. La Roma ha la Sampdoria. Szczęsny ha Muriel. La sinistra ha Renzi. E la democrazia ha Trump).

4. Dopo la settima vittoria consecutiva e grazie ai passi falsi altrui, l’Inter ha vinto aritmeticamente Wimbledon, Mondiali e Tale e quale. Pioli nuovo candidato del centrosinistra. Joao Mario nuovo Pessoa. Eder nuovo leader dei Gipsy Kings. E’ torcida.

5. Nulla di strano nel calvario del Milan: ve l’avevo detto che, con l’inizio del girone di ritorno, Yoda Montella avrebbe scontato la pena. Niang spedito al Watford, Deulofeu stanco dopo due minuti (ma nella ripresa qualche sprazzo l’ha mostrato). Donnarumma e Locatelli comprensibilmente in calo. L’infortunio di Bonaventura rende straziante il futuro. I rossoneri sono sempre stati da sesto posto. E infatti lotteranno per quello.

6. Molto bello il gesto del simpatico De Paul. Entra come un macellaio virulento su De Sciglio, gli martirizza la gamba, la costringe alla sostituzione. Meriterebbe l’espulsione, ma lo ammoniscono a malapena. Non solo: un minuto dopo, mentre De Sciglio è fuori ma l’arbitro non ha autorizzato il cambio (quindi Milan in dieci), De Paul segna il gol decisivo. Complimenti alla terna arbitrale, illuminata quasi come la Consulta sull’Italicum.

7. Va anche detto che, al posto di De Sciglio, poi è entrato Vangioni. Quindi, anche se l’arbitro autorizzava il cambio prima del gol, cambiava poco.

8. Stupisce la vittoria del Chievo a Roma. Molto sobria la reazione sugli spalti di Tounkara, che ha reagito agli insulti neanche gli avessero appena detto “sei un Nardella”. Donadoni continua a perdere troppi punti nei minuti finali. Là dietro è già deciso tutto, però complimenti a Nicola, Falcinelli e Crotone. C’è invece lotta serrata per quinto e sesto posto. L’Atalanta continua a dare segno di sé. Menzione di merito a Petagna: più che un attaccante, è un totemico tassellone manga. Sembra sempre goffo e precario, non ci punteresti un Gozi bucato. E invece lui, ogni volta, ti stupisce.

9. Applausi alla Fiorentina: ha vinto un’altra volta il premio “Buttiamo via tutto alla cazzo”.

10. Continua il calvario imperituro di Liverpool e Klopp, che da un mese le perdono tutte. Da ciò si evince come la Mokka non sia solo più brutta della Duna, ma sia probabilmente anche l’auto preferita da Fassino. A lunedì.