Dopo avere passato gli ultimi giorni, come credo (quasi) tutti, incredula, affranta e scioccata davanti allo scempio che il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America sta facendo – del diritto internazionale, dei diritti umani, dei principi di civiltà, tolleranza e libertà, insomma delle conquiste democratiche della nostra epoca, e tutto questo con pochi rapidi balzi fatti in poche convulse ore – oggi ho iniziato a vedere le cose da una prospettiva diversa.
Non so se rientri tra quelle che gli psicologi potrebbero chiamare tecniche di sopravvivenza, meccanismi messi in atto dalla psiche per indorarci la pillola (da soli) e andare avanti in situazioni difficili che fiaccherebbero altrimenti il morale irrimediabilmente.
Ma Trump, così almeno oggi mi pare, sta riuscendo in varie imprese rare ed encomiabili: rivitalizzare la coscienza civica del cosiddette Occidente, il senso di indignazione della borghesia assonnata e opulenta, lo spirito di resistenza dei giovani apatici, nonché, last but not least, spronare le politiche dei nostri governi europei.
In questi giorni nelle piazze (anche mediatiche, dai social network alla televisione) è andato in scena il valore della legalità, della solidarietà, l’accoglienza verso gli immigrati, il rispetto delle religioni e degli stranieri, l’affermazione dell’inviolabilità delle libertà individuali, l’antirazzismo, la difesa delle donne… Era probabilmente dagli anni 70 che non si vedeva una simile mobilitazione, e per di più su scala planetaria!
Ma al di là delle piazze, quel che mi pare significativo e che mi dà speranza oggi è il fatto che un’organizzazione indipendente e progressista come la American Civil Liberties Union (Aclu), che si occupa di tutelare i diritti civili e costituzionali, in un solo fine settimana abbia raccolto on-line sei volte quanto raccoglie normalmente in un anno! La cifra record raccolta è di 24 milioni di dollari in donazioni online effettuate da oltre 356.000 persone.
La Aclu, per intenderci, è l’organizzazione che nel giro di poche ore dalla sua emanazione è riuscita a far sospendere in parte l’executive order di Trump che blocca l’accesso agli Stati Uniti ai cittadini di Iran, Iraq, Libia, Yemen, Siria, Somalia, Sudan. Su ricorso degli avvocati di Aclu la giudice ha fermato la deportazione di alcune persone, tra cui una donna siriana che rischiava di essere rimandata in Siria. Poche ore dopo un altro giudice in un’altra corte ha bloccato le deportazioni di coloro in possesso della “green card” e ha ordinato avessero accesso agli avvocati.
Certamente i casi sono destinati a moltiplicarsi nei prossimi giorni. Quali saranno i risultati complessivi finali ancora non è dato sapere, dato che l’amministrazione Trump insiste che andrà avanti dritta sulla sua linea. Ma sì, oggi sono ottimista, come il direttore di Aclu, che ironicamente ha dichiarato (facendo il verso a Trump): “Spero che Trump ami perdere [in corte], perché perderà così tanto che non ne potremo più delle sue sconfitte”.
Per la cronaca, il numero totale di rifugiati accolti negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 provenienti dai 7 paesi interessati dal divieto di accesso presidenziale è inferiore al numero di persone che hanno donato ad Aclu durante lo scorso week end: 335.000 rifugiati in tutti gli Stati Uniti negli ultimi 15 anni. Per avere un confronto basti pensare che la Germania di Angela Merkel in questi anni ha già accolto un milione di rifugiati siriani. Non a caso è proprio il cancelliere tedesco, tra i leader politici, a ricordare al Presidente degli Stati Uniti che il suo executive order, che blocca l’accesso indiscriminatamente a tutti i cittadini dei suddetti paesi sulla sola base della loro cittadinanza, apponendo una sorta di presunzione di pericolosità generalizzata, viola non solo la Costituzione americana, ma anche il diritto internazionale ed in particolare la convenzione di Ginevra sui rifugiati.
La Germania ha già annunciato che valuterà quali azioni legali intraprendere a tutela di cittadini con eventuale doppia cittadinanza, tedesca e dei paesi “bannati”, davanti ai tribunali statunitensi e internazionali. Certamente respingere un rifugiato/richiedente asilo solo perché proveniente da un determinato paese è una grave violazione del diritto internazionale, tanto più se lo si rimanda in un paese ove i suoi diritti fondamentali sono in pericolo (cosiddetto principio di non refoulement).
Qualcosa, insomma, si muove, e non è poca cosa specie alla luce della politica ipocrita in materia di immigrazione che ha caratterizzato i nostri governi d’Europa negli ultimi 15 anni. Donald J. Trump sta ottenendo anche questo di effetto paradossale, fare sbilanciare i nostri indignati leader europei verso posizioni molto più progressiste e di principio di quanto non abbiano in realtà mai voluto e potuto fare.