La strage sulla Andria-Corato: sistemi di sicurezza obsoleti e “fuorilegge”? Sono 13 le persone indagate a dalla procura di Trani per lo scontro tra due treni di Ferrotramviaria, avvenuto il 12 luglio 2016 sulla tratta Andria-Corato.

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Sono accusate di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime. Nell’impatto persero la vita 23 persone e 50 rimasero ferite. Tra i due paesi del Nord Barese, la linea usava un sistema di sicurezza denominato “blocco telefonico”, considerato il meno sicuro poiché basato sulle comunicazioni tra i due capistazione. I titolari dell’inchiesta sostengono che quel metodo per proteggere la marcia del treno non era talmente obsoleto da poter essere definito “fuorilegge”. Ed è questo il passaggio più delicato dell’indagine, al di là dell’errore dei capistazione che hanno dato l’ok alla partenza. Ilfattoquotidiano.it nei giorni seguenti alla tragedia aveva quantificato l’investimento necessario per migliorare gli standard di sicurezza in attesa del raddoppio del binario, in progetto dal 2007 ma non ancora ultimato: sarebbero bastati meno di 400mila euro per portare quasi a zero il rischio che due convogli potessero trovarsi contemporaneamente sulla medesima tratta. L’errore umano, quindi, alla base dell’incidente, ma non solo. Secondo gli investigatori Ferrotramviaria non avrebbe assunto tutte le ‘cautele’ possibili per evitare incidenti sul lavoro.

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Viareggio e le altre stragi. “Condanne non cambiano il sistema. C’è protezione a livello politico, servono i danni punitivi”

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