I risultati, pubblicati su Nature, hanno una portata che va oltre la semplice curiosità su come il Dna determini la statura perché è influenzata da varianti genetiche multiple che lavorano insieme e rappresenta una sorta di finestra sui tratti genetici complessi, che dicono gli scienziati "potrebbe darci una 'impronta digitale' per studiare disordini multifattoriali come diabete e malattie del cuore"
Altezza mezza bellezza dice un vecchio adagio. Ma è un rebus che appassiona gli scienziati da anni comporre il puzzle dei geni che influenzano l’altezza umana. Oggi si aggiunge un nuovo tassello, grazie a uno studio su scala mondiale – il più ampio e approfondito condotto finora – che ha richiesto l’impegno di un network di oltre 300 ricercatori di 5 continenti e l’arruolamento di più di 700mila partecipanti. Un maxi spiegamento di forze che ha prodotto risultati: gli esperti sono infatti riusciti a scoprire 83 varianti genetiche che controllano la statura. Alcune di queste hanno un potere “enorme”, assicurano gli scienziati, perché è emerso che sono in grado di variare l’altezza di più di 2 centimetri, cioè più di 10 volte l’effetto medio delle varianti genetiche precedentemente scoperte.
Il lavoro del consorzio internazionale ‘Giant’ (Genetic Investigation of Antrhropometric Traits) è stato guidato dagli atenei britannici Queen Mary University di Londra e University of Exeter, dal canadese Montreal Heart Institute e dallo statunitense Broad Institute del Mit e Harvard. I risultati, pubblicati su Nature, hanno una portata che va oltre la semplice curiosità su come il Dna determina l’altezza, sottolineano gli autori. La statura è influenzata da varianti genetiche multiple che lavorano insieme e rappresenta una sorta di finestra sui tratti genetici complessi, che “potrebbe darci una ‘impronta digitale’ per studiare disordini multifattoriali come diabete e malattie del cuore”, chiarisce Joel Hirschhorn, Boston Children’s Hospital e Broad Institute.
Il super team ha passato al setaccio la presenza di 250mila varianti genetiche – con una nuova tecnologia, chiamata ‘ExomeChip’ – per arrivare a identificare le 83 correlate all’altezza. “Questa volta siamo andati a cercare i cambiamenti genetici rari e a bassa frequenza che alterano direttamente le proteine e tendono ad avere effetti più forti”, precisa Hirschhorn. Variazioni che, spiegano gli esperti, puntano più direttamente ai geni e possono essere usate come una scorciatoia per capire quali geni sono importanti per una specifica malattia o tratto. La maggior parte non erano stati valutati nei precedenti studi genetici sull’altezza. Delle varianti identificate, 51 sono a bassa frequenza (si trovano in meno del 5% delle persone) e 32 sono rare (presenti in meno dello 0,5%). Con le nuove scoperte, viene rappresentato il 27,4% – oltre un quarto – dei fattori ereditari dell’altezza.
“I geni colpiti da queste variazioni – evidenzia Lettre – modulano tra le altre cose lo sviluppo di ossa e cartilagine e l’attivazione e la produzione dell’ormone della crescita“. Il che li rende papabili bersagli terapeutici per disturbi dell’accrescimento spesso osservati nei bambini. In particolare un gene ha suscitato l’interesse degli scienziati: Stc2. Solo una persona su mille è portatrice di una delle varianti identificate per questo gene, la cui presenza rende 1-2 centimetri più alti. La proteina Stc2 serve come freno alla statura. “Valutare se i farmaci che bloccano l’attività di Stc2 possano avere un impatto sulla crescita ci sembra molto promettente”, conclude Lettre.