Nei primi 25 giorni di gennaio, ben nove città hanno già superato 15 volte il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo. A Como l'ultima rivelazione ha registrato 213 microgrammi, ma i livelli sono almeno tre volte oltre il consentito in quasi tutta la Pianura Padana. Un trend, denuncia Legambiente, non diverso dal passato. Già nel 2016 sforati i limiti in un capoluogo su tre. E la Commissione Ue è pronta a passare alla seconda fase delle procedura d'infrazione avviate contro il nostro Paese
L’Italia è intossicata dall’inquinamento atmosferico e il 2017 è cominciato come peggio non avrebbe potuto, con gran parte delle città di nuovo in emergenza smog. Nei primi 25 giorni di gennaio, ben nove hanno già superato 15 volte il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10, le poveri sottili più pericolose per la salute. La pioggia, prevista nei prossimi giorni al Centro-Nord, non basterà a risolvere la situazione, visti i livelli record di oltre 170 microgrammi rilevati in questo fine gennaio. Purtroppo non è una novità per il nostro Paese, come denuncia il dossier ‘Mal’Aria’ elaborato da Legambiente: nel 2016 un capoluogo italiano su tre ha oltrepassato il limite previsto per legge di 35 giorni con polveri sottili oltre il consentito. La commissione Ue ha già avviato contro l’Italia due procedure di infrazione, per i livelli di biossido di azoto e di Pm10: a metà febbraio è atteso il parere motivato, secondo stadio della procedura. E La Stampa riporta che il superamento dei limiti di inquinamento nel 2012 ha causato la morte prematura di 84.400 italiani. Il legame di causa-effetto tra polveri sottili e morti premature è riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della Sanità.
Smog a livelli record in Lombardia – Il nuovo anno è cominciato con l’inquinamento alle stelle soprattutto al Nord. Il 30 gennaio in Lombardia la qualità dell’aria è stata la peggiore degli ultimi quattro anni: Monza è in testa alla classifica con 178 microgrammi per metro cubo di Pm10, seguita da Brescia con 173, Bergamo e Mantova con 172, oltre il triplo della concentrazione consentita dalla legge. A Milano la media giornaliera si è attestata sui 161 microgrammi. Ma ora il record è stato superato da Como, dove l’ultima registrazione ha segnalato un valore di 213 microgrammi. Non va meglio nelle città più piccole, dove le centraline dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) hanno pure registrato livelli record: 164 a Treviglio, 140 a Dalmine e 146 a Calusco d’Adda. E sono allarmanti anche i livelli di Pm 2.5, il particolato più pericoloso e fine che ha un diametro inferiore a un quarto di centesimo di millimetro. Si tratta una polvere toracica, cioè in grado di penetrare profondamente nei polmoni, specialmente durante la respirazione dalla bocca. In Lombardia sono stati registrati valori compresi tra 80 e 130 microgrammi per metro cubo, quando il valore limite è di 25.
Emergenza anche in Emilia e Veneto – Resta alto l’allarme per la qualità dell’aria in Emilia-Romagna. In regione i valori delle Pm10 da oltre una settimana sono oltre i limiti in quasi tutte le stazioni. La novità – ha spiegato l’Arpa Emilia-Romagna – è che si è passati da episodi di inquinamento circoscritto ai grandi centri urbani e registrato dalle stazioni “di traffico”, a superamenti comuni in quasi tutte le stazioni. Gli sforamenti non diminuiscono se si passa in Veneto, come ha denunciato il consigliere regionale dem Andrea Zanoni, vicepresidente della commissione Ambiente: “Domenica le centraline hanno registrato tutti valori fuorilegge: Belluno 54, Padova 181, Rovigo 172, Treviso 185, Venezia 188, Verona 132, Vicenza 157″.
Le precipitazioni non basteranno – In Emilia-Romagna sono scattate le prime contromisure: il 5 febbraio ci sarà la domenica senz’auto, le cosiddette “domeniche ecologiche“, in 28 Comuni. Nel resto della Pianura Padana si aspetta probabilmente l’arrivo tra giovedì e venerdì della perturbazione atlantica, che riporterà piogge diffuse specie sulle nostre regioni settentrionali, interrompendo il lungo periodo di siccità. La quasi totale assenza di precipitazioni significative sul Nord Italia da oltre 2 mesi ha favorito infatti l’aumento dello smog. A Milano, ad esempio, è dal 25 novembre che non piove: 68 giorni a secco e un grave deficit di precipitazioni pari a -95%. La pioggia tuttavia contribuirà a ridurre le concentrazioni di polveri sottili, ma non permetterà, secondo le previsioni dell’Arpa E-R, di rientrare nei limiti previsti per legge.
Sforamenti per almeno 15 giorni in 9 città – “Molte città italiane sono costantemente in allarme smog. La colpa non si può imputare al clima e alle condizioni metereologiche, che non fanno altro che mettere in evidenza la mancanza di misure adeguate a risolvere il problema”. Con questa premessa comincia il dossier ‘Mal’Aria‘ di Legambiente. I dati di gennaio raccontano che solo nei primi 25 giorni del 2017, nove città italiane hanno superato per almeno 15 giorni il limite di Pm10: Cremona con 20, Torino con 19 e Frosinone con 18 sono le tre situazioni peggiori, ma Treviso, Padova, Vicenza e Reggio Emilia inseguono con 15 giorni di sforamento. Considerando in un anno il limite di Pm10 non potrebbe essere superato per più di 35 giorni, è chiaro come il nuovo anno sia cominciato in modo drammatico.
Dati allarmanti già nel 2016 – È un trend non diverso da quello degli ultimi anni, denuncia però Legambiente. Nel 2016 un capoluogo italiano su tre (33 città) ha oltrepassato il limite dei 35 giorni. Il primato “tossico” spetta a Torino, che ha raggiunto 89 superamenti, seguita da Frosinone con 85. A pari merito sul podio Milano e Venezia con 73 giorni di superamento. Seguono Vicenza, Asti, Alessandria, Padova, Treviso e Pavia per completare la top ten. Dati allarmanti soprattutto per la salute dei cittadini: La Stampa, elaborando i dati del Progetto Viias, mostra come le morti premature in Italia per superamento dei limiti di inquinamento ambientale sono state 84.400 nel 2012. Di conseguenza, l’aspettativa di vita è scesa di 14 mesi al Nord e di circa 6 mesi al Centro-Sud.
La Commissione Ue sta per muoversi – Dei ripetuti sforamenti del livello di inquinamento in Italia si è accorta anche la Commissione dell’Unione europea, che ha in corso due procedure di infrazione contro il nostro Paese, riguardanti i limiti di biossido di azoto (avviata nel 2015) e di Pm10 (in mora da anni). Secondo La Stampa, per metà febbraio sarà presentato il parere motivato, che inviterà Roma a correggere la situazione. L’Italia avrà qualche mese di tempo per rispondere, ma se la Commissione non sarà convinta entro l’anno si potrà arrivare alla Corte di Giustizia Ue. In quel caso la condanna porterebbe a una multa che potrebbe anche essere di un miliardo di euro, visto che verrebbero calcolati tutti i giorni di sforamento dal 2008 a oggi. Per quanto riguarda il livello di Pm10, il tribunale di Lussemburgo ci aveva già condannato per violazioni in 55 aree della penisola risalenti a 2006 e 2007.