Secondo i giudici della Corte d'Appello di Palermo "la banca aveva a sua disposizione elementi sufficienti di giudizio per orientare il cliente e, per l’attività svolta, era certamente consapevole che i bond argentini non erano equiparabili ai comuni titoli di Stato"
La vicenda dei Tango bond, le obbligazioni argentine andate in default nel 2011, si è chiusa lo scorso anno con un’offerta di rimborso da parte del nuovo governo di Mauricio Macri ai risparmiatori italiani che li avevano ancora in portafoglio. Ma in Italia sono ancora in corso battaglie legali tra investitori e banche che hanno venduto loro quei titoli ad alto rischio. E l’ultima sentenza, emessa dalla Corte d’Appello di Palermo, dà ragione al cliente: Intesa Sanpaolo dovrà restituirgli 75mila euro, oltre agli interessi, e pagare le spese legali.
Secondo il collegio dei giudici, scrive Repubblica Palermo, “la banca aveva a sua disposizione elementi sufficienti di giudizio per orientare il cliente e, per l’attività svolta, era certamente consapevole che i bond argentini non erano equiparabili ai comuni titoli di Stato“. Bensì, appunto, un investimento potenzialmente ad elevato rendimento, ma che non offriva certezze sulla possibilità di recuperare il capitale investito.
In primo grado, il tribunale aveva escluso responsabilità dell’istituto, mentre il secondo grado ha tenuto conto del fatto che nella nota Consob dell’agosto 2000 integrativa del prospetto delle obbligazioni della Repubblica Argentina emesse il 21/10/1999 si indicava espressamente come si trattasse di obbligazioni “adatte unicamente ad investitori speculativi ed in condizioni di valutare e sostenere rischi speciali”.