Il cadavere del 52enne di Cosenza, padre di due figli che da 25 anni viveva sull'isola Centroamericana, è stato trovato alla periferia di San Josè, la capitale. Il riconoscimento è stato fatto dai tatuaggi che l’uomo ha sugli avambracci: un drago e un sole. L’omicidio molto probabilmente risale al 24 gennaio, giorno in cui dell'uomo si sono perse le tracce
“Sto ancora aspettando, oggi vado nella capitale, domani dovrei partire. Sembra che questa cosa si chiuda, sempre sul filo del rasoio, purtroppo. Non ho chiamato nessuno, sono un po’ esaurito. Ti faccio sapere presto”. È l’ultimo messaggio audio, che tradisce un forte nervosismo, trasmesso con WhatsApp alla sorella che vive a Bari da Vincenzo Costanzo, poche ore prima di essere ucciso in Costa Rica. Il cadavere del 52enne di Cosenza, padre di due figli che da 25 anni viveva sull’isola Centroamericana, è stato trovato alla periferia di San Josè, la capitale. Il riconoscimento è stato fatto dai tatuaggi che l’uomo ha sugli avambracci: un drago e un sole. Il volto, invece, non sarebbe riconoscibile perché in decomposizione. L’omicidio molto probabilmente risale al 24 gennaio, giorno in cui di Costanzo si sono perse le tracce.
Nel messaggio alla sorella l’uomo fa riferimento al viaggio programmato per il giorno successivo a Milano, dove avrebbe dovuto chiudere la trattativa per la vendita di un terreno di 17 ettari sull’isola di Cebaco (Panama). Il suolo, del valore di alcuni milioni di euro, è intestato alla società anonima Cebaco Inversiones, della quale Costanzo possedeva – a quanto viene riferito dalla famiglia – il 60% delle quote. Proprio sulla trattativa si concentreranno ora le indagini della procura di Bari, affidate al pm Simona Filoni. Nel fascicolo del magistrato è finita la denuncia della sorella della vittima nella quale è scritto che il giorno della scomparsa Vincenzo Costanzo avrebbe dovuto incontrare un altro italiano che lo aveva messo in contatto con alcuni acquirenti interessati a comprare il terreno.
A casa del conoscente, a San José, Costanzo sarebbe arrivato dopo un lungo viaggio in taxi, proveniente da Jacò, città in cui aveva la residenza. Nella denuncia è scritto anche il nome della persona che Costanzo avrebbe dovuto incontrare, che sarebbe già stata ascoltata dalla polizia costaricana alla quale avrebbe detto di aver incontrato l’imprenditore solo per un caffè. Scendendo dal taxi – è scritto nell’atto – Costanzo avrebbe detto al tassista che lo avrebbe chiamato nel giro di mezz’ora per pagare la corsa. La telefonata, però, non è mai arrivata. Infatti il tassista, qualche ora dopo, si è presentato a casa dell’ex suocera di Costanzo per chiedere il pagamento della corsa, ma dopo aver fatto una telefonata è fuggito dicendo alla donna che non voleva più nulla e di non cercarlo mai più. Nella denuncia è riportata una circostanza tutta da verificare: circa due anni fa a San Josè, fu trovato il cadavere di una persona, proprietaria di un terreno, sempre nell’isola di Cebaco. Chi, tra Bari e Cosenza, conosceva Vincenzo Costanzo, parla di una persona pronta ad aiutare i più poveri, ad accogliere chi aveva bisogno di un pezzo di pane. Non era ricco nemmeno lui quando, 25 anni fa, era arrivato in Costa Rica dove, oltre a mettere su famiglia, aveva costruito un hotel e alcune farmacie, che poi aveva ceduto. Andava tutto bene, fino a quando il suo destino si è intrecciato con quello di altri due italiani e con l’affare legato alla vendita del terreno a Panama.