Restano in carcere Giulio e Francesca Maria Occhionero, i due fratelli arrestati il 9 gennaio con l’accusa di cyberspionaggio. Il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato da Stefano Parretta e Roberto Bottacchiari, legali dei due indagati. Gli Occhionero sono accusati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche. Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet), infettati con un malware chiamato ‘Eyepyramid’.

L’indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell’invio di una mail, arrivata all’Enav, che conteneva il virus in questione, il cui codice di acquisto rimandava a Giulio Occhionero. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Chi indaga non ha dubbi che di spionaggio si tratti, ma ancora non è chiaro con quali fini i due fratelli carpissero dati: per fornire informazioni su appalti, o per investire in Borsa, o forse per accumulare una serie di dati sensibili legati alla sfera personale di persone che un giorno potevano tornare utili o ‘vendibili’. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip spiega come non sia una “isolata iniziativa dei due fratelli ma che al contrario si collochi in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza”. Gli Occhionero avrebbero hackerato e rubato documenti, secondo l’ordinanza “anche riservate”, dalle caselle postali di decine e decine di politici.

 

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