L'obiettivo "è omogeneizzare la normativa italiana a quelle più stringenti di altri paesi europei, come ad esempio la Francia", ha confermato il senatore Pd Salvatore Tomaselli, relatore del provvedimento. L'idea è quella di obbligare l'investitore che supera determinate soglie di partecipazione a comunicare gli obiettivi che si propone di raggiungere in un certo arco di tempo
Il governo sta preparando nuove misure anti scalata da inserire nel ddl sulla concorrenza, che dopo un lungo limbo in commissione Industria dovrebbe essere licenziato dal Parlamento entro marzo. La decisione è stata presa dopo l’avanzata di Vivendi in Mediaset e punta chiaramente a dare all’esecutivo armi con cui contrastare l’offensiva del bretone Vincent Bollorè sulla società televisiva della famiglia Berlusconi, visto che oggi Palazzo Chigi può al massimo tentare di esercitare una moral suasion. Non a caso il senatore Pd e relatore del provvedimento Salvatore Tomaselli ha spiegato che l’obiettivo “è omogeneizzare la normativa italiana a quelle più stringenti di altri paesi europei, come ad esempio la Francia“. Una mossa che fa il paio con l’elezione a commissario dell’authority delle comunicazioni, l’Agcom, del candidato dem Mario Morcellini: il partito di Matteo Renzi cerca insomma di dotarsi di strumenti che rendano meno evanescente il monito lanciato da Paolo Gentiloni a metà dicembre, “l’Italia non è aperta a scorribande“.
Lo schema del nuovo scudo, che si aggiungerebbe al golden power valido solo per scalate da parte di gruppi extra Ue, è in linea di massima definito: una volta superate determinate soglie di partecipazione, l’investitore può essere obbligato a comunicare gli obiettivi che si propone di raggiungere in un determinato arco di tempo. Resta da capire come il tutto si concilierebbe con le buone prassi di funzionamento dei mercati azionari. Si modificherebbero poi le soglie stabilite dalla direttiva europea Transparency, recepita in Italia nel 2016, che ha elevato dal 2 al 3% la quota azionaria superata la quale scatta l’obbligo di comunicazione al mercato.
“È un’ipotesi di lavoro venuta fuori durante una riunione fatta la scorsa settimana. C’è interesse del governo, il ministero dello Sviluppo in particolare, a redigere questa misura, ma testi concordati non ce ne sono”, ha spiegato a Reuters Tomaselli. “Ovviamente per noi questo è un tema condivisibile: se il governo lo presenta noi lo sosteniamo”. Secondo Tomaselli, la legge sulla concorrenza è lo strumento migliore per intervenire. “Il ddl è stato calendarizzato in aula al Senato per l’ultima settimana di febbraio. Chiuso il passaggio in Senato va alla Camera per l’ultima lettura. Questo è un accordo già definito, tant’è che la Camera ha già calendarizzato l’ultima lettura a marzo. Quindi la legge sulla concorrenza sarebbe più veloce di un decreto ad hoc”.